Come dialogare con il nostro cervello

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Articolo tratto dal libro:

Atteggiamenti mentali e azioni per il successo "Atteggiamenti mentali e azioni per il successo. Come trasformare le ambizioni personali e professionali in risultati" di Claudio Scalco e Gianluca Gambirasio, FrancoAngeli 2012

Come dialogare con il nostro cervello

«Quello che conta non è tanto l'idea ma la capacità di crederci fino in fondo». Ezra Pound

Il cervello è stato anche definito il servomeccanismo più complesso che l’uomo conosce. Questo servomeccanismo è quello che usiamo per raggiungere i nostri obiettivi e realizzare i nostri desideri.

Il servomeccanismo è un dispositivo usato per provvedere il controllo meccanico a distanza. Per esempio, un servomeccanismo può essere usato in un luogo remoto per seguire proporzionalmente la posizione angolare di una manopola di controllo (fonte: Wikipedia).

Se impariamo a usarlo in maniera più corretta, cioè più mirata, otteniamo risultati migliori.

Imparare a usarlo significa per esempio sapere quali comandi impartire e come impartirli.

Come dialogare con il nostro cervello

Il cervello abbiamo appena detto è un servomeccanismo e come tale comunica in “cibernetico”, cioè un linguaggio molto simile a quello che usiamo per le macchine.
Vediamo nel dettaglio le principali caratteristiche di questo linguaggio:

  • Non riconosce la particella negativa “no” e “non”: ad esempio se vi diciamo “non pensate a una bella spiaggia di fronte a un mare azzurro” qual è l’immagine che si è presentata immediatamente nella vostra mente? Ecco perché quando dite a un bambino piccolo “non toccare la spina”, qual è la prima cosa che fa? La somiglianza con un computer è evidente, potete dire a un computer di “non fare” una certa cosa? Per questo quando ci poniamo gli obiettivi dobbiamo farlo sempre in positivo: “non voglio un lavoro noioso” è sbagliato, dobbiamo invece dire “voglio fare un lavoro che mi diverta”.
  • E’ letterale, cioè prende alla lettera quello che gli diciamo senza discutere, senza criticare, senza ridere o dispiacersi. Se ci diciamo frasi del tipo “penso di essere veramente brutto”, il nostro inconscio non ci dice “Io non sono d’accordo!”, oppure “Ma come ti è venuta questa idea?! Io penso invece che nella vita sei piaciuto a molte!” e non succede nemmeno che si metta a ridere dicendo “questa è proprio comica visto che sei sposato da 20 anni con una bellissima donna!”. Come servomeccanismo non interpreta, è letterale, e dal momento in cui facciamo questa affermazione, ogni volta che incontreremo una donna interpreterà ogni sguardo e atteggiamento come una conferma alla nostra idea: “Hai visto, ti ha guardato e si è girata subito dall’altra parte perché sei brutto!”. Se il pensiero fosse stato invece “cosa ho io per piacere così tanto alle donne?”, di fronte allo stesso sguardo e agli stessi atteggiamenti la vocina interiore avrebbe detto: “Hai visto, ti ha guardato, e le sei piaciuto così tanto che ha girato la testa perché è imbarazzata e non vuole fartelo capire apertamente”. “Che tu pensi di farcela oppure di non farcela, hai ragione”. Henry Ford.
  • Non fa differenza tra un’esperienza realmente vissuta e una vividamente immaginata: quante volte è successo che avete pensato a un avvenimento del passato e vi siete commossi, o avete riso, o vi siete sentiti in collera? Oppure al cinema vi siete spaventati per una scena che non aveva nulla di reale? E quante volte avete pensato a qualcosa nel futuro che vi ha messo ansia, o di buon umore? Eppure nessuna di queste situazioni era reale.
  • Non ha il senso del tempo: pensate a qualcosa di bello del passato, come vi sentite? Bene, certo, eppure non sta accadendo adesso. Oppure immaginate che vi accada qualcosa di bellissimo nel futuro. Come vi sentite? Ancora bene, certo, ma anche questo non sta accadendo adesso, eppure il cervello reagisce chimicamente come se l’esperienza fosse adesso.
  • Vuole sempre dare una spiegazione a tutto, qualsiasi situazione, sensazione, immagine, suono, profumo, sapore, contatto, ecc.: mentre camminate per strada, in autobus, al bar o in banca, prestate attenzione all’incessante lavorio della vostra mente. La mente viene anche definita come “il cervello in azione”. Notate le vostre reazioni mentali quando osservate una persona: ogni comportamento e ogni atteggiamento che vedete viene istantaneamente e automaticamente giudicato, spiegato, catalogato. “Quello lì mi sembra giù di morale, gli deve essere successo qualcosa di spiacevole”, “Quello lì deve essere uno pieno di soldi”, “Quei due non si parlano, è probabile che abbiano litigato”, “Secondo me quel negozio fa molti affari e il suo titolare è un creativo”, ecc. Osservate come, dopo aver “scattato un’istantanea” a una persona che incontrate per la prima volta, la famosa prima impressione, cominciate a notare una serie di particolari che confermano il primo giudizio? La prima impressione è infatti resistente al cambiamento e tende ad influenzare nella stessa direzione anche le informazioni e/o gli stimoli successivi che riceviamo.

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