Il nostro cervello

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Articolo tratto dal libro:

Atteggiamenti mentali e azioni per il successo "Atteggiamenti mentali e azioni per il successo. Come trasformare le ambizioni personali e professionali in risultati" di Claudio Scalco e Gianluca Gambirasio, FrancoAngeli 2012

Il nostro cervello

«La vera abilità sta nell’utilizzare tutti i mezzi conosciuti e a disposizione; l’arte, l’ingegno consistono nell’operare malgrado le difficoltà e trovare poco o niente d’impossibile». Napoleone Bonaparte

In maniera molto sintetica vediamo come è fatto il nostro cervello, quali sono le sue potenzialità e come funziona.

Ubaldo Bonuccelli, professore ordinario di Neurologia e presidente eletto della Lega italiana contro la malattia di Parkinson, e Fabrizio Diolaiuti, giornalista, scrittore e autore televisivo, hanno scritto un libro dal titolo “Intervista al cervello” (Sperling&Kupfer).

Il nostro cervello

Il libro, come riportato nel titolo, è una vera e propria intervista al cervello. Fabrizio Diolaiuti è il giornalista che fa le domande e il Prof. Bonuccelli impersona il cervello che risponde alle domande. Citiamo alcuni passi:

Giornalista: ”A parte gli scherzi, dimmi qualcosa di più sulle attività cognitive”.

Cervello: “Semplificando possiamo dire che i fattori importanti per le attività cognitive e per l’intelligenza sono tre:

  • il numero di neuroni;
  • il numero delle sinapsi (collegamenti tra neuroni n.d.r);
  • il peso del cervello.

Giornalista: “E il nostro hardware, ovvero il numero di neuroni, delle sinapsi e del peso del cervello, è diverso da persona a persona oppure è uguale per tutti?

Cervello: “L’ambiente e la genetica sono molto importanti, ma la cosa in assoluto più determinante per la mia crescita, e quindi per la tua intelligenza, sta nella parola “motivazione”, che devi sempre coltivare da quando nasci a quando muori.

Perché il cervello sia sempre vivo e pronto, ha costantemente bisogno di una “spinta”, e questa spinta è la motivazione, ovvero quella cosa che ti fa alzare la mattina, ti fa andare al lavoro e affrontare le difficoltà di tutti i giorni. “Attaccare la spina” – questo impulso che ci mette letteralmente in moto – non è una cosa che viene dal cuore, dall’intestino o dai muscoli, viene dal cervello”.

Giornalista: “E cosa succede se non ti metti in moto?”

Cervello: “Un disastro. La mancanza di motivazioni, di entusiasmo e di voglia di vivere innesca patologie psichiatriche come la depressione”.

Il cervello è composto da 100.000.000.000 (cento miliardi) di neuroni (“Intervista al cervello” del prof. Ubaldo Bonuccelli e Fabrizio Diolaiuti, Sperling & Kupfer).

Ogni neurone è paragonabile a un piccolo computer. I neuroni scambiano tra di loro le informazioni che contengono attraverso dei filamenti chiamati sinapsi.  E’ stato calcolato che le possibili combinazioni siano pari a una cifra formata dal numero 10 seguito da 801 zeri.

Per avere un’idea dell’enormità di questo numero basti pensare che un calcolo approssimativo degli atomi presenti nel nostro universo produce una cifra composta dal numero 10 seguito “solo” da 102 zeri. (“Tecniche di studio e di apprendimento” del prof. Mario Rizzi, Natura 360).
A

ll’inizio è come l’hard disk di un computer appena installato: vuoto.

Come è necessario programmare l’hard disk con il software appropriato, così noi attraverso i sensi (vista, olfatto, udito, tatto, gusto e sensazioni corporee) facciamo esperienza della realtà in cui viviamo e programmiamo il nostro cervello.

Le esperienze vengono impresse nel cervello attraverso le connessioni tra neuroni (sinapsi). Ogni neurone ne può avere migliaia, mediamente un cervello umano dispone di 100.000.000.000.000 (centomila miliardi ) di connessioni (Focus n° 42, 2010).

Con l’età diminuisce progressivamente il numero di neuroni, ma questa carenza può essere rimpiazzata dall’aumento del numero di connessioni.

Produciamo nuove connessioni ogni volta che facciamo nuove esperienze, per questo spesso il cervello viene paragonato ad un muscolo: più viene esercitato, più diventa forte ed efficiente.

Se invece non viene utilizzato al contrario perde forza ed efficienza: fare cose nuove a volte è scomodo, ma rende più intelligenti.

Esercizio: Training al cambiamento.

Elenchi cinque abitudini e/o comportamenti che cambierà nella giornata di domani.

Ripeta l’esercizio ogni sera inserendo “abitudini resistenti al cambiamento” di forza sempre maggiore.

Non esageri, meglio cambiamenti piccoli e costanti piuttosto che mettersi così duramente alla prova da smetter quasi subito.

Ricordi: ogni cosa si impara facendo, più ci alleniamo a cambiare le nostre abitudini, più diventiamo intelligenti, flessibili, creativi.

Chi inizia a correre, soprattutto se non lo ha mai fatto, inizia con pochi minuti e solo dopo alcuni mesi, se è stato costante negli allenamenti, potrà cimentarsi in un’ora di corsa.

Abbia cura di verificare ogni sera se ha rispettato le consegne che si era dato e non trascuri di compiacersi con se stesso quando raggiunge gli obiettivi.

Alcuni esempi:

  • cambierò il posto a tavola;
  • farò colazione in un bar differente;
  • mi insaponerò sotto la doccia con la sinistra anziché con la destra;
  • comprerò un quotidiano che non ho mai acquistato;
  • tornerò a casa facendo una strada differente o usando un diverso mezzo;

Le comunicazioni tra neuroni avvengono per via elettrochimica, vale a dire velocissime reazioni chimiche che viaggiano a circa 270 miglia al secondo (Focus n° 42, 2010).

Durante un corso al quale ha partecipato Claudio Scalco a Milano nell’agosto del 2010 (Come gestire un’attività di Coaching) John La Valle, al limite della semplificazione, ha definito il contenuto del cervello “un brodo chimico” composto da neurotrasmettitori e neuro inibitori.

Sempre semplificando, come dice il nome, i neurotrasmettitori facilitano il passaggio delle informazioni e sono alla base di attività come la creatività, le emozioni positive, le attività spirituali, ecc. (le endorfine sono le più famose), mentre i neuro-inibitori sono sostanze che vengono attivate soprattutto in situazioni di emergenza e di pericolo (l’adrenalina al primo posto).

Le endorfine sono sostanze chimiche prodotte dal nostro cervello che esercitano una potente attività analgesica ed eccitante simile all’azione della morfina e di altri oppiacei.

Produciamo principalmente endorfine quando ridiamo, quando facciamo all’amore, quando pratichiamo sport aerobici (es: corsa, nuoto, bicicletta, marcia, alpinismo e scialpinismo), quando meditiamo.

La loro produzione di solito aumenta nelle seguenti situazioni: buon umore, sensazione di piacere, felicità, calma, fiducia, sicurezza, serenità, soddisfazione e interesse nel lavoro, atteggiamento positivo, ottimismo, riconoscenza, innamoramento corrisposto, tecniche di rilassamento, immagini e suoni della natura, gravidanza, consumo di cioccolato e di peperoncino.

Le endorfine migliorano le difese immunitarie, la salute, il buon umore e rallentano i processi d’invecchiamento da cui anche il proverbio popolare “chi ride campa cento anni”.

I neuro inibitori entrano in gioco in tutte le situazioni di stress, banalmente in tutte quelle situazioni che il nostro inconscio processa come potenzialmente pericolose attivando le contromisure.

Tramite i neuro inibitori, adrenalina in particolare, aumenta il battito cardiaco, aumenta l’afflusso del sangue ai muscoli (a discapito dell’apparato digerente e del cervello) aumenta la respirazione, in pratica veniamo preparati a quella che è stata per milioni di anni la nostra reazione automatica e primordiale di fronte a un pericolo: attacco o fuga.

Quando siamo sottoposti all’azione dei neuro inibitori le nostre capacità mentali vengono penalizzate a vantaggio delle prestazioni fisiche. Vi è mai successo di avere dei vuoti di memoria durante un’interrogazione a causa di un’eccessiva emozione?

Oppure, sareste capaci di immaginare cosa farete di bello il prossimo weekend mentre avete davanti un pitbull che vi sta ringhiando minaccioso e si sta preparando per attaccare?

Fermo restando che dosi limitate di adrenalina sono indispensabili per sostenere lo stato di “eu-stress” (stress buono) quello che ci serve quando abbiamo bisogno di affrontare con energia un compito, una situazione, un evento o una gara.

Vi immaginate un atleta che si avvia ai blocchi di partenza dei cento metri piani completamente rilassato e tranquillo? Difficilmente affronterebbe nel giusto modo la gara.

L’importante che l’adrenalina non superi mai certi livelli altrimenti le prestazioni calano drasticamente in maniera direttamente proporzionale all’aumento del distress (lo stress cattivo).

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