L’adolescenza di mezza eta’

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L’adolescenza di mezza eta’

Nel 2006 l’Harvard Business Review ed il Financial Times si sono occupati di un fenomeno in crescita, quello dei cosiddetti “Middlescents” vale a dire persone tra i 35 ed i 54 anni “inquieti ed iperattivi, con crisi da adolescenti”.

Paola Pollo, in un articolo pubblicato sul Corriere della Sera il 16 maggio 2006 commenta:

“Dai 35 anni, ogni anno è ‘buono’.

Sino a 54. Poi a 55, come per incanto, la ‘crisi’ non c’è più.

Gli anglosassoni sono fantastici in questo: inquadrano, etichettano e risolvono.

Ecco allora i ‘Middlescents’, adolescenti di mezz’età, anagraficamente con i requisiti di cui sopra, psicologicamente inquieti, insoddisfatti, spaesati, annoiati, delusi.

Ma pure iperattivi e gigioni, come solo lo possono essere i quattordicenni.

“Quattordicenni però senza brufoli e con – mediamente – trenta anni in più, un bel lavoro (grande esperienza, incarichi di responsabilità) spesso dei figli”.

La condizione psicologica dell’“Adolescente di mezza età” è diversa dalla “Sindrome di Peter Pan”, vediamo perché.

La Sindrome di Peter Pan è il risultato di una cristallizzazione di uno stato emotivo adolescenziale protratto nel tempo – il che significa riferirsi ad una persona che in termini di capacita relazionali-affettive non è mai cresciuta.

La persona che ne è affetta può dimostrarsi affettivamente “bulimica”, ovvero consumare voracemente rapporti, partner, esperienze alla continua ricerca della novità, del cambiamento.

Peter Pan fa anche una gran fatica a staccarsi non solo psicologicamente ma soprattutto fisicamente dai genitori, dice che “sta bene a casa con loro” e che non soffre per nulla della mancanza di spazi e/o intimità personale – così almeno crede.

L’adolescente di mezza età è invece una persona che ha fatto un suo percorso di vita “maturando” una certa personalità ma che per determinati motivi vive ad un certo punto una regressione di tipo adolescenziale.

I motivi possono essere i più diversi, dalla noia esistenziale alle frustrazioni per il mancato avanzamento di carriera, dalla separazione con il partner alla semplice voglia di una “botta di vita”, di sentire il brivido di una scarica di adrenalina correre giù per la schiena.

Il middlescent è autonomo, gestisce una casa e magari anche dei figli.

L’adolescenza di mezza eta’

La signora di 50 anni che balla sul cubo di una discoteca vestita da teen ager, la mamma che va in giro con la figlia adolescente confondendosi con lei, il signore di 45 anni che flirta via sms con una ragazza più giovane di lui di 20 anni o il quarantenne che chatta alla ricerca di nuove web-emozioni, sono alcuni esempi di attuali middlescent.

Come valutare la portata del fenomeno?

Secondo la dottoressa Anna Salvo, psicoterapeuta intervistata nello stesso articolo citato prima, si tratta di “Cliché anglosassoni, di fatto sono fenomeni molto metropolitani, figli di una certa cultura del benessere: c’era della grazia narcisistica nel trentenne, avvocato in carriera, che collezionava giocattoli di latta; ma c’è del patetico se lo fa il cinquantenne.

Però succede, perché le età della vita si sono mescolate con più confusione.

Equilibri sempre più precari fra l’adolescente interiore e l’adulto.

I tempi dell’accettazione (di se stessi e del naturale evolversi della vita, n.d.a.) si dilatano e i mutamenti psichici sono più lenti di quelli sociali”.

La condizione psicologica dell’adolescente di mezza età, se vissuta con consapevolezza e grande senso dell’ironia, può rivelarsi anche un’occasione di creatività e di crescita ma se la persona la vive con superficialità ed inconsapevolezza, allora il rischio di diventare la “carictura vivente di sé stessi” è molto elevato.

In ogni caso, se un giorno specchiandosi ci si accorge – magari intorno ai trentacinque anni! – dei primi sintomi da “middlescent” allora può essere utile, come prevenzione, attuare la “Terapia dell’Avversione”: osservare il collega di ufficio o l’amico di vecchia data in piena crisi adolescenziale di mezza età e dirsi: “No, no, non posso/non voglio ridurmi come lui/lei!”.

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