Chi ha spostato il mio formaggio?

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Chi ha spostato il mio formaggio?

Chi ha spostato il mio formaggio?

è il titolo di una storiella tanto simpatica quanto istruttiva scritta da Spencer Johnson e pubblicata da Sperling & Kupfer, in formato tascabile.

Racconta di quattro personaggi – due topolini e due gnomi – che vivono in un “labirinto” e sono alla continua ricerca di un formaggio che li nutra e li faccia vivere felici.

Ogni personaggio è caratterizzato da peculiari comportamenti, tutti evidentemente “allegorici” dei diversi atteggiamenti che noi umani possiamo adottare quando ci troviamo di fronte alla necessità o alla opportunità di cambiare.

“Il “formaggio” è la metafora di quello che vorremmo avere dalla vita: un buon lavoro, un rapporto d’amore, soldi, serenità d’animo. Il “labirinto” è il luogo in cui cerchiamo quello che desideriamo: l’azienda in cui lavoriamo, la famiglia, la comunità in cui viviamo.

“Nella storia i personaggi si trovano a fronteggiare dei cambiamenti inattesi.

“Alla fine uno di loro affronta il mutamento con successo e scrive sui muri del labirinto che cosa ha imparato dalla sua esperienza” 11 .

Nella storia, ogni personaggio è caratterizzato da un atteggiamento che esprime un diverso livello di “propensione al cambiamento”, esattamente come potremmo rilevare, in misura variabile ed ovviamente più articolata, negli esseri umani:

  1. “cambiare prima del cambiamento”;
  1. adattarsi al cambiamento”;
  1. aspettare il cambiamento”;
  1. resistere al/ negare il cambiamento.

Chi ha spostato il mio formaggio è un’utile metafora che ci consente di riflettere su una serie di punti chiave relativi al governo dei cambiamenti nella nostra vita:

  • la felicità non è desiderare sempre più cose ma desiderare le cose che già si hanno;
  • il rischio è una componente inevitabile della vita e dei cambiamenti: conviene quindi viverlo in chiave costruttiva. come sostiene lo scrittore Sergio Bambaren: “l’unico vero rischio nella vita è non voler correre alcun rischio”;
  • assaporare spesso il “formaggio” – la propria situazione/condizione attuale – significa capire per tempo quando è il momento di muoversi nel “labirinto della vita” e quindi di cambiare perché il formaggio sta ammuffendo;
  • la paura può essere una spinta all’azione oppure un fattore immobilizzante: dipendo solo da noi come incanalare questa emozione;
  • nel corso della vita, bisogna diventare abili nel percepire in anticipo i segnali del cambiamento e a decodificarli opportunamente;
  • il premio dell’intraprendenza è il raggiungimento degli obiettivi desiderati;
  • vincere la paura è il presupposto dell’azione efficace;
  • pensare all’obiettivo da raggiungere rende più semplice trovare il
    modo di conquistarlo
    ;
  • il passaggio dal “formaggio ammuffito” ad uno “fresco e delizioso”
    è opportuno farlo con tempestività;
  • è più vantaggioso muoversi per trovare un “nuovo formaggio” che
    rimanere fermi in un “deposito vuoto”;
  • occorrono coraggio e flessibilità per muoversi verso l’obiettivo;
  • più si è vicino all’obiettivo, più si è stimolati a raggiungerlo;
  • più riusciremo a percepire le “sfumature emotive” degli eventi, p
    efficace sarà il nostro adattamento ai cambiamenti;
  • quando raggiungi un obiettivo, goditelo e poi preparati per il prossimo perché ogni traguardo raggiunto coincide con la partenza verso una nuova meta.

Ognuno di noi può rispecchiarsi in uno o più atteggiamenti interpretati dai personaggi della storia in termini di propensione al cambiamento e riflettere attentamente sui punti chiave estrapolati dalla metafora.

“Chi ha spostato il mio formaggio?”

 

Per la maggior parte delle persone, nella realtà non è mai facile affrontare un cambiamento, soprattutto quando è imposto o imprevisto.

Il “segreto” sta comunque nel viverlo nel modo più costruttivo e propositivo possibile, traendo spunti per il futuro.

La strategia consigliata è lavorare psicologicamente su se stessi attraverso il porsi alcune domande-riflessioni e stabilire piani d’azione utilizzando anche le risposte che ognuno si è dato e/o ha ricevuto come utili indicazioni da qualcun altro.

  •  “ Cosa sta cercando di accadere?”
  • “Se nulla avviene per caso, questo evento o “coincidenza non casuale” cosa può suggerire alla mia vita?”
  •  “Quali vantaggi posso comunque trarre da questa nuova situazione?” “Con chi posso confrontarmi per ragionare costruttivamente sul
    cambiamento in atto?”
  • “Quali altri significati di vita posso attribuire a questo cambiamento?”
  • “Il fatto che io sia coinvolto in pieno in questo cambiamento, può suggerirmi qualcosa rispetto alla possibilità di dare un nuovo indirizzo/significato alla mia vita?”
  • “Perché non considerare la situazione come un’occasione per mettere alla prova le mie capacità?”

L’alternativa a questo fondamentale atteggiamento introspettivo/progettuale è subire passivamente il cambiamento e quindi rimanere travolti o paralizzati dagli eventi.

“La paura che noi stessi alimentiamo con la nostra immaginazione è peggiore della realtà”, afferma Spencer Johnson.

L’ansia anticipatoria dell’insuccesso – la stessa che metaforicamente ci porta a piangere prima che il latte sia rovesciato – aumenta la probabilità di non farcela realmente.

Nello stesso tempo, non bisogna rimanere vittime dell’arroganza che nasce dall’aver affrontato con successo un cambiamento, né cadere nella presunzione del ritenersi immuni da “difetti”.

“Nulla necessita di cambiamento quanto le abitudini degli altri”.

In questa tanto ironica quanto arguta citazione di Mark Twain, ritroviamo la convinzione, così diffusa oggi nelle persone, del ritenersi “perfetti”, privi di “difetti”, del fatto che debbano essere gli altri a cambiare e non loro.

Invece, siamo tutti invitati a mettere in pratica.

La terza legge del cambiamento:

Bisogna cambiare se stessi prima di aspettarsi che siano gli altri a cambiare

11 Dalla presentazione del libro.

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