Dal Carpe Diem al Carpe Vitam

Corso di formazione

Accedi online a tutti i materiali didattici dei corsi di formazione, ai videocorsi e/o partecipa ai corsi online.

Dal Carpe Diem al Carpe Vitam

I rimpianti del passato ed i timori del futuro sono i parassiti che divorano il presente Scritta murale in una via di Roma

Afferra il giorno ma anche l’intera vita

L’espressione “Carpe Diem”, tratta dalle Odi del poeta latino Orazio, è probabilmente una delle citazioni più conosciute al mondo.

Reso ancora più famoso da una emozionante scena del film L’Attimo Fuggente di Peter Weir (1989), in cui il Professor Keating – interpretato da uno straordinario Robin Williams – lo sussurra ai ragazzi intenti ad osservare le foto degli ex alunni del loro college, il Carpe Diem è stato preso a prestito nel tempo per una molteplicità di usi: come titolo di convegni, lezioni ed eventi culturali, come leitmotiv di spot pubblicitari, come argomento di discussione tra persone nella quotidianità ed anche come nome di bar, ristoranti, club privati ed associazioni di vario genere.

Tuttavia, il senso comune non ha tradotto l’espressione “Carpe Diem” alla lettera – afferra il giorno – ma ha optato per “cogli l’attimo”, probabilmente perché ha considerato il giorno presente una rapida successione di attimi.

In ogni caso, il riferimento semantico popolare è collegato principalmente al mero godimento dei sensi.

Proprio per tale riduttiva attribuzione di significato, in questo capitolo approfondiremo cosa significa passare psicologicamente dal “Carpe Diem” al “Carpe Vitam” superando il limite di un approccio esclusivamente edonistico all’esistenza.

L’obiettivo di tale approfondimento non è quello di “escludere” l’aspetto godereccio della vita – ci mancherebbe altro! – ma semplicemente quello di comprendere come inglobarlo e sistematizzarlo opportunamente in una visione più ampia e completa del nostro vivere.

Iniziamo con il prendere in considerazione il limite psicologico del “Carpe Diem”, contenuto nella seconda parte, di solito ignorata, della frase di Orazio: “Carpe diem quam minimum credula postero” – “afferra il giorno e confida meno che puoi nel domani”.

Vivi oggi senza “confidare” nel domani.

Se da un lato è vero che il domani è incerto e può riservarci delle brutte sorprese, è comunque altrettanto vero che noi, per come siamo fatti psicologicamente, non possiamo vivere senza pensare al domani e senza fare quindi dei “programmi”.

In altre parole, una delle caratteristiche peculiari della nostra mente è la sua capacità progettuale, la sua visione prospettica degli eventi all’interno dei quali poter idealmente collocare azioni di vita nel tempo e nello spazio.

L’essere umano ha conquistato progressivamente la sua posizione eretta sforzandosi di lanciare lo sguardo verso l’orizzonte, ossia verso il domani.

Naturalmente, esistono delle differenze a seconda che il discorso riguardi un adulto, un bambino od un adolescente.

Per un adulto, intendere alla lettera il carpe diem significa scontrarsi con il limite psicologico del restringimento mentale all’interno del perimetro di una giornata vissuta come fine a se stessa.

Per un bambino invece è perfettamente normale non pensare al domani, perché comunque c’è qualcuno che ci pensa al posto suo, mentre per un adolescente in crescita il carpe diem rappresenta una sorta di pendolo oscillante tra la completa immersione nel presente ed il nascente pensiero riguardo il cosa sarà/farà domani.

Se dunque una persona adulta interpreta il “vivi qui ed ora” come mancanza di visione progettuale, un “vivere alla giornata”, un continuo arrangiarsi per sopravvivere, uno scialacquare patrimoni ed un continuo procrastinare, allora il limite psicologico diventa patologia.

La fiaba di La Fontaine sulla Cicala e la Formica, può aiutarci a comprendere meglio il concetto.

Seguiamo la bella interpretazione che Vittorio Viglienghi ci offre della fiaba in un suo articolo del FiloConduttore 1 .

“Cominciando allora dalla cicala, la cicala cosa fa? La cicala si gode la vita.

E questa è una bellissima cosa, se intesa nel senso di gustarne e di apprezzarne tutto quello che di bello essa ha da dare, e che offre in ogni momento.

La cicala vive ogni sensazione, ogni emozione e ogni impulso che la vita le porge. ...

È consapevole e gusta ogni raggio di sole che la colpisce, ogni carezza del vento, il profumo di ogni fiore che incontra, il gusto e le sfumature di ogni stato d’animo che l’attraversa. (...)

È evidente come la cicala viva nell’attimo presente, nel qui ed ora, nell’adesso. ...

La sua coscienza non si appesantisce di richiami del passato, né di ansie o di aspettative per il futuro.

La cicala non attraversa la vita, non procede nella vita, ma piuttosto si lascia attraversare da essa, stando ferma.

Il fatto di star ferma implica che la cicala ha la possibilità di aderire in toto alla vita e di parteciparla con grande intensità.

E questo rappresenta senz’altro un bel vantaggio.

Ma nello stesso tempo rappresenta anche un limite, perché vuol dire che stando ferma, e quindi non agendo, la cicala non ha modo di intervenire sulla vita stessa, e deve limitarsi a viverla in modo passivo o ricettivo, ‘contemplativamente’, un po’ come fanno a volte certi animali, e magistralmente i gatti!

Dal punto di vista del tempo, si può dire che il tempo per lei non trascorre, che il suo è un eterno presente...

“Al contrario, la formica fa le scorte di cibo per l’inverno. In altre parole, si preoccupa.

Si preoccupa delle stagioni, si preoccupa della sua sopravvivenza futura.

Dal Carpe Diem al Carpe Vitam

Nella formica nasce cioè la consapevolezza che al giorno seguirà la notte, all’estate l’inverno, alla giovinezza la vecchiaia: nasce insomma la consapevolezza del ciclo.

E questo le impedisce di abbandonarsi alla vita così come viene, e la induce invece a cercare di gestirla, di programmarla, di prenderla in mano.

La formica si assume la responsabilità della sua sopravvivenza, cioè del suo futuro, ed in tal modo si cala nella dimensione del tempo, si cala nel divenire.

Per la formica il tempo non è più puntiforme, non è più un susseguirsi di singoli attimi a sé stanti, ma acquista una continuità che si dipana in stagioni, vale a dire in cicli e ritmi”.

Quali sono le riflessioni utili che possiamo trarre da questa storia, che va letta naturalmente in chiave analogica e simbolica?

Proviamo a sintetizzare alcuni spunti.

  • Ogni fase della nostra vita ha il suo specifico “carpe diem”, nel senso che bisogna mantenere un atteggiamento di fondo orientato alla gioia e nello stesso tempo è opportuno saper cogliere gli attimi in sintonia con gli aspetti evolutivi della propria esistenza altrimenti l’individuo rischia di cadere, come abbiamo avuto modo di approfondire nel capitolo due, nell’effetto “middlescent”.
  •  Ognuno di noi può lavorare su se stesso realizzando, nel proprio stile di vita, il giusto mix di cicala e formica.
  • Essere solo cicale, improntando la propria vita con una visione meramente edonistica, conduce al narcisismo, all’egoismo e comporta seri limiti nello sviluppo personale.
  • Essere solo formiche può appesantire la personalità in termini di seriosità ed introversione ed ingrigire l’animo di preoccupazioni eccessive, anestetizzando la capacità di provare emozioni ed assaporare i diversi gusti della vita.
  • L’obiettivo del giusto mix tra l’essere cicala e formica si configura quindi come il saper guardare l’orizzonte rimanendo coi piedi per terra, saper sviluppare una visione progettuale di se stessi nell’arco della propria vita, godendo contemporaneamente della pienezza di ogni singolo giorno.
  • Attenzione all’ansia di voler ottimizzare tutto il proprio tempo disponibile, riempiendolo freneticamente di attività, perché l’arte di vivere consiste nel saper bilanciare adeguatamente lentezza e velocità, pausa e movimento, nel saper quando rallentare, quando accelerare o quando sostare, nel saper immergersi in apnea nel mare delle azioni quotidiane e risalire in superficie per rigenerarsi attraverso una boccata di aria fresca.
  • Saper godere soprattutto delle piccole cose della vita – un cappuccino al bar, una passeggiata a contatto con la natura, un incontro con un amico – e non solo di “eventi straordinari” che, tra l’altro, posso- no anche non presentarsi mai.
  • Il vero miracolo della gioia di vivere è la capacità di rendere straordinario il quotidiano.

In sintesi, il passaggio dal Carpe Diem al Carpe Vitam significa comprendere che noi viviamo nella nostra vita tre dimensioni tra loro sempre presenti ed interconnesse: gli attimi, i cicli – età, epoche, stagioni – e l’eterno.

Non esiste un “ordine di importanza” tra queste dimensioni – l’attimo non è più importante del ciclo o meno importante rispetto all’eternità – ma ognuna esprime il suo valore specifico.

A volte capita che una persona dica: “Per me questo è un attimo che vale un’eternità!” – riferito a momenti di gioia così intensa ed unica da essere ritenuta irripetibile.

Oppure qualcuno può ricordare “L’epoca d’oro in cui...” per indicare un periodo storico, personale o aziendale particolarmente prolifico, o ancora la promessa solenne di qualcun altro espressa con un “Ci ameremo per l’eternità!” per sottolineare una passione destinata a durare per molto tempo.

L’eterno può essere considerato lo sfondo sul quale tutta l’esistenza agisce ed è la dimensione che più si avvicina alla spiritualità del nostro essere.

Che il nostro mondo sia stato creato oppure no, che ci sia stato il Big Bang oppure no, trovo comunque stimolante pensare che “nulla si crea, nulla si distrugge ma tutto si trasforma in eterno”.

Può significare, ad esempio, che noi “non finiremo” ma la nostra energia/essenza rifluirà in una dimensione dove lo spaziotempo avrà altre caratteristiche, al momento ancora ignote, dove potremo trasformarci in qualcos’altro.

Dunque, Carpe Vitam, perché “Tutto quello che facciamo in vita riecheggia per l’eternità!”

L’incitamento del generale Massimo (Russell Crowe) ai suoi ufficiali nella scena iniziale del film Il Gladiatore di Ridley Scott, 2000.

1 “L’attimo, il ciclo, l’eterno: le dimensioni di una vita vissuta” – FiloConduttore è un Quader- no di Ricerche del Centro di Psicosintesi di Roma, Anno V, Numero 8, non pubblicato.

20

+

anni di esperienza

50

+

formatori e consulenti aziendali senior

250

+

corsi in aula / online e team building a catalogo

500

+

aziende Clienti

15000

+

partecipanti