Incontrare la morte

Corso di formazione

Accedi online a tutti i materiali didattici dei corsi di formazione, ai videocorsi e/o partecipa ai corsi online.

Incontrare la morte

“La morte è un’esperienza tutta da vivere”

Stefano Greco

La citazione posta in apertura al capitolo non vuol essere naturalmente un’istigazione al suicidio né tanto meno sintomatica di un atteggiamento necrofilo!

La frase vale come un sentito invito per tutti a ritrovare la consapevolezza perduta riguardo i temi della morte e del morire.

Come sostiene Jean Baudrillard, “Tutta la nostra cultura non è che un immenso sforzo per dissociare la vita dalla morte” 1 .

Tale dissociazione ha comportato la rimozione totale del concetto di morte come evento “sacro nella sua naturalezza” e la sua riduzione ad un fatto individuale percepito più o meno come “un accidente casuale”, come uno “spettacolo” a cui assistere in tv o come un gioco da play station.

Insomma, anche la sacralità dell’evento più importante della nostra vita – dopo la nascita – è stata inghiottita nell’inesorabile processo di vetrinizzazione sociale, secondo l’attuale accezione del termine per il sociologo Vanni Codeluppi.

Il nostro libro sulla Psicologia del Cambiamento non poteva naturalmente eludere la trattazione del “cambiamento per eccellenza” a cui tutti noi, indistintamente, andremo incontro al termine del nostro viaggio terreno.

“L’uomo tutto sommato è, si suppone, il solo animale che sa di dover morire.

Le sue giornaliere lotte competitive, la ricerca del benessere attraverso l’ascesa gerarchica, il lavoro opprimente fatto macchinalmente, gli lasciano poco tempo per pensare alla morte, alla sua morte.

Peccato, perché l’angoscia che dà questo pensiero è forse la più forte motivazione alla creatività.

La creatività non è infatti una ricerca della comprensione, del perché e del come del mondo, e ogni scoperta non ci permette forse di strappare un lembo al sudario della morte?”.

Così Henri Laborit rafforza la necessità di “riscoprire” la consapevolezza della morte come motore propulsivo che ci fa viaggiare attraverso la vita e la sua essenza creativa.

L’idea di pensare alla morte per pensare a vivere l’aveva intuita anche il nostro poeta del Novecento Umberto Saba quando affermò che “È il pensiero della morte, infine, che ci aiuta vivere”.
In ogni caso, non possiamo far altro che trattare il tema della morte da vivi perché nessuno è mai tornato indietro a raccontarci cosa succede mentre si muore e soprattutto cosa c’è e come si sta nell’aldilà, una volta defunti.

Certo, sono esistite persone che hanno vissuto i cosiddetti “stati limite” – a seguito di incidenti gravi o forti traumi – e che si sono trovate a “guardare la morte in faccia”.

Tali individui hanno raccontato, una volta risvegliati dal coma profondo tipico di quello stato, di visioni con luci, di tunnel e soprattutto di un passaggio veloce dell’intero film della propria vita attraverso rapidissimi flashback.

Tuttavia, al di là di queste testimonianze, la morte rimane ancora “un mistero avvolto in un enigma”.

Tutto è affidato alla fede o all’immaginazione.

Possiamo anche ironizzare sul fatto che, se nessuno è mai tornato sulla Terra, significa che l’aldilà risulta molto più attraente dell’aldiquà.

Sarà forse per questo motivo che nel gergo comune le persone dicono: “È passato a miglior vita”?

Riguardo la morte come “il cambiamento per eccellenza” mi piace riportare una profonda e quanto mai illuminante riflessione di Ugo Leonzio 2 .

“La morte è uno specchio, rimanda infatti solo l'immagine di chi lo guarda.

Incontrare la morte

Per il resto è impenetrabile.

Se lo si volta non si trova che un muro screpolato o una cornice di legno, insomma, niente.

Tutti quelli che hanno cercato di capire il significato finale del morire sono morti senza aver neppure scalfito la superficie di questo tanto enigmatico aspetto della vita.

Morire significa essenzialmente mutare, cambiare.

Un organismo che cessa di funzionare in un modo che conosciamo.

Questo cambiamento è il confine che chiamiamo morte.

Qualsiasi cambiamento porta con sé una forma di morte.

Quello che prima non c'era adesso appare e quello che c'era già lascia il suo posto e scompare.

Un fiore sboccia, una foglia cade.

Entrambi sono sintomi di morte.

E la legge fondamentale di questo universo, la dispersione incessante dell'energia, il passaggio dall'ordine al disordine e attraverso quella forma paurosa di armonia che chiamiamo impermanenza.

Questo sfuggevole scomparire ci offre l'emozione della bellezza, il senso del tempo, l'abissale precarietà dei nostri sentimenti che corrono e si disfano come nubi al tramonto”.

1 Lo scambio simbolico e la morte, Feltrinelli, Milano, 1979.

2 L’Unità, 22 settembre 2002, “La nostra lotta contro il grande nulla”.

20

+

anni di esperienza

50

+

formatori e consulenti aziendali senior

250

+

corsi in aula / online e team building a catalogo

500

+

aziende Clienti

15000

+

partecipanti