Risorse e strategie personali

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Risorse e strategie personali

Abbiamo visto come sviluppare la capacità di governare i cambiamenti significhi, da un lato, saper riconoscere le cosiddette “invarianze”, dall’altro, bisogna saper riconoscere cosa è soggetto a cambiamento e viverlo in maniera attiva e consapevole: bisogna nuotare nella corrente nella vita – cercando a volte anche degli appigli per riposarsi – e non farsi trascinare o sballottare dai flutti.

Qualcuno nuota anche controcorrente, l’importante è che rispetti le regole della civile convivenza.

È necessario ricercare attivamente il progresso personale e sociale, migliorare le proprie condizioni materiali e spirituali, prendersi cura di sé e degli altri, sviluppare la capacità di governare in modo intelligente emozioni e sentimenti.

La felicità consiste nella ricerca della felicità, per questo non bisogna mai smettere di cercarla.

L’obiettivo principale è dare un senso importante alla propria vita e contribuire a costruire un significato anche alla vita degli altri, consapevoli del fatto che il “saper divenire”, inteso come un evolversi nel tempo è il requisito principale della maturità adulta.

La persona che dice: “Io sono fatto così”, sottintendendo che “È inutile, tanto non cambierò mai” sta di fatto precludendosi la strada che porta al miglioramento, al benessere e alla serenità.

Tale rigidità è come un macigno che grava sull’anima.

Questa persona non solo “non vola” ma rimane addirittura “schiacciata a terra” dal suo stesso modo di vedersi!

Ad esempio, c’è molta differenza tra “mettersi in discussione” e “mettersi in gioco”.

In diverse occasioni, ci viene rivolto l’invito a “mettersi in discussione”.

In realtà, è più opportuno “sapersi mettere in gioco” che in discussione.

La questione non è solo terminologica.

“Mettersi in discussione” significa che io devo rivedere “me stesso”, la mia identità, i miei punti di riferimento, le mie “certezze” e devo essere pronto a cancellarli con un colpo di spugna.

Invece, da un punto di vista psicologico, per un adulto, è necessario avere dei punti fermi rispetto ai quali avere almeno una vaga idea di chi si è!

È necessario avere delle “certezze” che mi danno in quel momento la forza per affrontare la situazione.

Spieghiamoci ancora meglio: immaginiamo la personalità come una tenda da campeggio “fissata” con dei paletti al terreno: i paletti sono la mia autostima, i risultati di successo conseguiti nella mia vita, gli aspetti importanti della mia identità come persona in cui mi riconosco e mi riconoscono anche gli altri.

“Sapersi mettere in gioco” e quindi essere bravi nel gestire i cambiamenti, significa tenersi pronti a “smontare la tenda” – perché in quel momento c’è una tempesta, il campeggio è affollato o semplicemente non è di mio gradimento – e a rimontarla in un altro luogo, sempre però con i miei paletti “saldi e funzionanti”.

Sono dunque un “campeggiatore della vita” in movimento ed in mutamento ma sempre con i miei “ancoraggi psicologici” che mi tutelano da debolezze e crisi di identità.

Se con il tempo qualche paletto si arrugginisce, provvederò ad una lucidatura o ad una sostituzione ma non posso eliminarli all’improvviso.

“Mettersi in discussione” significa invece dubitare pericolosamente della funzionalità e del valore dei “paletti” e anche della stessa “tenda” – la propria vita – , rischiando quindi di perdere i punti di riferimento personali necessari per non ritrovarsi a dormire all’addiaccio.

Senza i paletti, infatti, la tenda vola via al primo soffio di vento!

Ognuno quindi non solo è responsabile in prima persona del governo dei cambiamenti ma anche del fatto che deve in qualche modo “armonizzarli” con la propria personalità.

Non bisogna infatti violentarsi, snaturarsi e/o comprimere troppo bruscamente gli aspetti naturali del proprio modo di essere solo perché “devi/devo/dobbiamo/dovete assolutamente cambiare!”.

Gli adulti, ad esempio, sono chiamati a vivere i cambiamenti non passivamente ma con quella necessaria consapevolezza attiva che porta ad interpretare, scomporre e ad assimilare le trasformazioni in modo costruttivo.

Il cambiamento, dunque, non va assecondato acriticamente ma deve essere reinterpretato ed assimilato in modo congruo nelle strutture mentali individuali, al fine di evitare pericolose crisi di rigetto.

Risorse e strategie personali

 

Se ragiono o mi fanno ragionare sui motivi e/o sui vantaggi di un cambiamento, sarò sicuramente più recettivo nei confronti di ciò che avverrà.

Possiamo iniziare, ad esempio, a domandare a chi ci “vuole cambiare”: “Perché devo farlo?”, nel senso: “Mi spieghi bene i vantaggi o gli svantaggi del fare o non fare questa azione (oppure) nell’adottare o non adottare questo comportamento?”.

Attenzione in ogni caso a non cadere nell’estremo opposto, quello dell’ alibi psicologico del “Io sono fatto così, non posso cambiare”, sottintendendo: non voglio cambiare, mi piaccio talmente tanto così come sono che, anche se combino guai, non mi interessa niente altro!

Queste persone pongono di solito agli interlocutori una sorta di aut aut relazionale: “O mi prendi cosi come sono/mi vedi o non se ne fa niente/è peggio per te”.

Il rischio di tale atteggiamento, se protratto alla lunga, è quello di irrigidire la personalità precludendo in modo svantaggioso il confronto con le persone e le relazioni in genere.

Anche sul piano dello sviluppo professionale, la convinzione “Io sono fatto così, chi mi vuole deve accettarmi in blocco” si rivela un pericoloso boomerang sulla fronte.

Altri “pensieri-tagliola”, emblematici di un pregiudizio legato alla chiusura nella propria presunzione ed in una sterile supponenza, sono:

  • non credo nella formazione/aggiornamento”;
  • non ho bisogno di qualcuno che mi dica cosa devo fare”;
  • non ho bisogno di nessuno che mi insegni queste cose”;
  • “con la mia esperienza, ne so più io di qualunque altro”;
  • “chi sa fare fa, chi non sa fare insegna”;
  • “una cosa è la teoria, un’altra la pratica!”

Per evitare di rimanere tranciati nella tagliola dei pregiudizi, è consigliabile sviluppare un atteggiamento di massima apertura mentale.

Ecco le convinzioni ad “alto guadagno” della persona “Open Minded”:

  • “chi ha esperienza sa che l’esperienza non è mai troppa”;
  • “ogni occasione è buona per imparare qualcosa di nuovo”;
  • “intanto vedo di cosa si tratta, poi scelgo cosa fare”;
  • “bisogna prendere quello che c’è di buono in ogni docente/relatore,
    il resto lasciarglielo!”;
  • “nella vita c’è sempre da imparare!”;  
  • “gli esami non finiscono mai”;
  •  “sono curioso di vedere di cosa si tratta”;
  •  “perché non farlo?”;
  •  “perché non provare?”;
  • “ogni persona ha qualcosa da insegnare”;
  • “interagire con le persone è un’opportunità di conoscenza dei caratteri umani”.

In sintesi, come afferma il trainer Skipp Ross, “Cambiare è possibile, basta che decidiate che tipo di persona volete essere!”.

3 International Picture RKO, USA, 1944.

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