L'umorismo

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L'umorismo

Firenze 1348. La peste infuria e sta decimando impietosamente la popolazione.

Tre ragazzi e sette ragazze decidono di ritirarsi in una villa sulle colline fiesolane per tenersi lontani dal terribile morbo.

Per trascorre il tempo, decidono di raccontarsi delle storie ironiche e anche goliardiche, con la certezza che “ridere e beffarsi di ciò che avveniva fosse medicina certissima a tanto male”.

Così scrisse Giovanni Boccaccio nel suo immortale Decameron.

La risorsa dell’umorismo va dunque tenuta sempre nel “kit di sopravvivenza quotidiana” nei confronti delle circostanze della vita, che sono per lo più impreviste ed imprevedibili.

Il potere di una bella risata è risanante, rigenerante e a volte anche risolutivo!

Nel capitolo 1 abbiamo visto come l’umorismo ci responsabilizzi ricordandoci che, sebbene non possiamo avere sempre il controllo su quello che ci accade, possiamo tuttavia avere “sempre” il controllo delle nostre reazioni rispetto ai diversi accadimenti.

Ad esempio, ragionando di cambiamenti, è frequente ascoltare persone esprimersi con un linguaggio del tipo:

  • “Che fine faremo?”
  • “Oddio, che succederà?”
  • “Ancora non so di che morte dovrò morire”
  • “Ma proprio a me doveva succedere?”
  • “Lo sapevo che sarebbe finita così!”
  • “Peggio di così non poteva andare!”
  • “Come al solito, andrà a finire tutto a puttane”.

Tali espressioni rivelano forti infiltrazioni di ansia tra le pareti mentali che rischiano di ammuffire e che possono poi anche creparsi a causa del persistere di pensieri bloccanti e sensazioni sgradevoli.

In questo caso bisogna subito intervenire “ristrutturando le pareti della mente”.

Come le zanzare ci succhiano il sangue irritandoci fastidiosamente la pelle, così i pensieri parassiti, le autocommiserazioni ed i lamenti aspirano la linfa vitale della gioia e della tranquillità infiammando la nostra anima.

L’umorismo può essere un’efficace “zanzariera” perché è un modo di cambiare la prospettiva dalla quale osserviamo gli eventi, è la capacità di filtrare consapevolmente gli aspetti paradossali dell’esistenza e riderci sopra non per denigrarli ma semplicemente per accoglierli nella saggezza del “tutto fa parte della vita”.

L’umorista è colui o colei che riesce a dire:

  •  “Nulla mi meraviglia, prendo atto di quello che succede”
  • “Spesso la realtà supera la fantasia”
  • “Nella vita può accadere di tutto, basta saper distinguere il ‘bene’
    dal ‘male’”
  • “Con questa esperienza, aggiungo un altro tassello al mosaico della
    mia vita”
  • “Le preoccupazioni non aiutano a risolvere i problemi”
  • “La vita è straordinaria, ti sorprende sempre!”
  • “Non pensiamo troppo a ciò che sfugge alla nostra comprensione, a ciò che sta al di là della nostra speculazione. Rassegniamoci con dignità e fierezza al destino che ci è stato riservato e facciamo bene e fino in fondo il nostro dovere. Ognuno, nella vita, ha un compito. Grande, se assolto con onestà ed impegno. Piccolo, se affrontato con svogliatezza o, peggio, con furbizia”. (Roberto Gervaso)
L'umorismo

 

La persona che invece si dimostra priva del senso dell’umorismo, spara cannonate per uccidere la zanzara!

Quando le vie neuronali sono intasate di negatività e stress, allora possiamo utilizzare il “filo intermentale” dell’umorismo per rimuovere quei residui che possono inquinare i nostri pensieri e sentimenti.

L’umorismo è la “banda larga” che connette la mente al cuore, compattando l’interiorità della persona attraverso un flusso di energia creativa e gioiosa.

Il consiglio è andare a ricercare quelle cose che ci colpiscono per la loro genuina allegria perché hanno il potere di renderci liberi, liberi dall’ansia, dalle preoccupazioni ma anche dall’invidia e dall’aggresività da cui originano i conflitti interpersonali, le prevaricazioni e l’arrivismo.

Chi sviluppa il senso dell’umorismo diventa abile nel trasformare sentimenti e/o situazioni spiacevoli in occasioni di riflessione e anche, in certi casi, di serenità condivisa.

L’umorismo ci ricorda che “Un piccolo divertimento può fare molta strada”.

Diventiamo maestri della difficile arte dell’autoironia: “Beh, in questo momento della mia vita non posso certo dire di essere baciato dalla fortuna, semmai di essere sputacchiato dalla sfiga!”

E farci sopra una grassa risata Il ridere dissolve timori ed inquietudini, predisponendo la nostra mente a raccogliere tutte le sue risorse ed il nostro fisico a sviluppare energia costruttiva.

Trovo comunque opportuno ricordare che l’autoironia, intesa come un sano ridere di se stessi, delle proprie caratteristiche personali e/o delle condizioni di vita, non significa denigrarsi agli occhi degli altri o fare delle mortificanti autocaricature.

Altre simpatiche metafore vedono l’umorismo come:

  • un utile e provvidenziale “airbag” per ammortizzare gli urti emotivi generati dall’impatto con gli eventi della vita;
  • un’efficace pellicola che protegge l’autostima dalla ruggine degli anni e da altri possibili agenti corrosivi come:
  •  rimpianti;
  • mancanza di riconoscimenti esterni;
  • messaggi distruttivi del tipo: “Tanto non ci riuscirai”, “È impossibile ottenere quel posto senza avere una raccomandazione”, “Sei un fallimento”, “È inutile provarci, non ce la farai”, “La tua idea è fallimentare” (senza spiegare perché), “Non serve rispettare le regole”, “In un mondo di ladri, a che serve essere onesti?”, “Non sei peggiore di tanti altri”, “Di laureati come te ce ne sono tanti”, “A cosa ti serve questo tipo di studi?”.

Che gioia liberarsi una volta per tutte della paura del giudizio degli altri!


La tecnica della ristrutturazione mentale:

trasformare pensieri e sentimenti bloccanti in motori di sviluppo psicologico

Esempi di pensieri e sentimenti bloccanti.

Cosa fare per “sbloccarli” ed “azionare i motori”.

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