L'utilizzo responsabile del tempo

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L'utilizzo responsabile del tempo

La nostra mente “esorcizza” le paure del tempo attraverso sostanzialmente due meccanismi:

  1. la rimozione – Non pensare ad una cosa equivale ad annullarne la presenza nella coscienza. Esempio: normalmente non pensiamo alla morte o al dolore, altrimenti impazziremmo;
  1. la progettualità – Fare programmi per il futuro ci dà un’“illusoria certezza” che noi esisteremo ancora per realizzare quello che abbiamo pensato.

La riflessione di Roberto Gervaso che abbiamo letto nel paragrafo precedente, ci porta al cuore di un fondamentale “problema” legato al tempo e al cambiamento: quello del “controllo” degli eventi.

Come adulti, nella realtà, noi non possiamo controllare o determinare il 100% di quello che ci succede ma sicuramente abbiamo il potere e le capacità per governare al 100% le nostre reazioni rispetto agli eventi che accadono.

Probabilmente, solo i grandi maestri di vita sono in grado di arrivare al 100% del governo di se stessi e delle loro reazioni, noi magari una percentuale più bassa.

Una considerazione: governare in modo intelligente le emozioni non significa essere o diventare dei robot, né tanto meno disumanizzare la nostra natura emotiva che è bella proprio perché a volte si manifesta in modo effervescente ed imprevedibile.

Vuol dire semplicemente che saprò accogliere il momento di tristezza profonda o di rabbia acuta vivendoli come tali, senza tuttavia consentire loro di bivaccare troppo tempo nella mia anima e nel mio corpo ma creando opportune grondaie per il defluimento rapido.

Ad un certo punto, le negatività assorbite devono fuoriuscire od essere in qualche modo trasformate/metabolizzate per ristabilire un pacifico equilibrio con se stessi e con gli altri.

Ognuno è quindi il capitano di se stesso nella sua plancia di comando nel governare gli eventi.

Siamo responsabili dei nostri stati d’animo e di come interpretiamo ciò che accade.

L'utilizzo responsabile del tempo

Sappiamo che, da un punto di vista psicologico, la nostra mente vede quello che vuole vedere, quello che più gli interessa, che più l’attrae: governare questi processi percettivi nel senso di rendersi conto ad esempio di quello che ci fa più piacere e di quello che più ci irrita è già un bel passo avanti in termini di consapevolezza del proprio modo di reagire alle situazioni.

L’umorismo, come possibile chiave di lettura, interpretazione e sdrammatizzazione della realtà, è il tipico esempio di “risorsa responsabilizzante”: ci ricorda che, sebbene non possiamo avere il controllo sugli eventi, noi possiamo tuttavia avere “sempre” il controllo sulle nostre reazioni 7 .

Dal momento che l’umorismo è una caratteristica esclusiva dell’uomo, credo che sia una prova indiretta dell’esistenza di un Qualcosa o di un Qualcuno che ha voluto, per motivi a noi sconosciuti, che noi fossimo gli unici esseri sulla Terra a renderci perfettamente conto di quello che ci accade e ad agire secondo un “libero arbitrio”, ossia il disporre di opzioni di scelta comportamentale.

Indico l’espressione tra virgolette perché comunque non disponiamo di una libertà assoluta ma relativa, vale a dire sempre soggetta a condizionamenti biologici, psicologici e socioculturali.

Oltre l’umorismo, altre risorse responsabilizzanti sono:

  • la capacità di accettare serenamente le caratteristiche immutabili dell’Esistenza, tra cui l’inevitabilità di sofferenze, malattie e morte;
  • la fede in un’Entità suprema;
  • la capacità di fare bilanci periodici della nostra vita, giudicandoci
    senza indulgenze e senza attenuanti, ma senza neanche eccessiva severità;
  • la capacità di esprimere uno spirito di servizio nei confronti della collettività.
    “Ognuno nella vita ha un compito.
    Grande, se assolto con onestà ed impegno. Piccolo, se affrontato con svogliatezza o, peggio, con furbizia” 8.

In sintesi, è necessario che ognuno si responsabilizzi sull’uso del proprio ed altrui tempo.

Molte persone non si accorgono o fanno finta di non accorgersi di “rubare tempo” prezioso a se stessi e al prossimo attraverso tutta una serie di comportamenti che vanno dal lamento gratuito alla mancanza di puntualità, dalla logorrea alle manipolazioni più o meno esplicite.

Bisogna smascherare questi ladri di tempo e distanziarli opportunamente, sempre con il dovuto tatto ma senza concedere “indulti” perché il tempo sottratto indebitamente non ce lo restituirà più nessuno.

7 Per approfondimenti sul tema vedi Stefano Greco, Umorismo & Management.

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Come sviluppare un approccio innovativo nella gestione delle persone in azienda, FrancoAngeli, Milano, 2006.

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