La Satira

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La Satira

Il termine satira deriva dal latino “Satura lanx” che indica un piatto di macedonia di frutta.

Tale espressione fu poi successivamente utilizzata per definire un componimento poetico composito – “satur”, pieno di cose varie – con venature anche umoristiche.

L’arte figurativa si allea con la satira attraverso, per esempio, l’utilizzo delle vignette il cui uso si diffuse dalla Francia in tutta Europa intorno al Cinquecento, per indicare dapprima ogni tipo di illustrazione – generalmente decorata con foglie e tralci di vite, da cui il nome – e più tardi per definire in modo specifico il disegno di contenuto umoristico: Forattini docet.

Questi elementi erano diffusamente presenti nella letteratura antica – con Plauto, Aristofane, Menandro, Orazio, Lucilio, Giovenale, Marziale – nella pittura – con le decorazioni burlesche su vasellame, mosaici, pareti – e in teatro, con l’utilizzo delle famose maschere, nel periodo classico greco-romano ed hanno fatto da apripista per lo sviluppo dell’umorismo attraverso i secoli.

L’antica Roma, ad esempio, mettendo in rilievo l’importante funzione morale e civile della satira, una cui celebre icona è la statua di Pasquino, ha ispirato il celebre motto “Castigat ridendo mores”, al quale si riconducevano non solo artisti e poeti propriamente comici, ma anche oratori come Cicerone, il quale era spesso accusato di abusare dell’arma del ridicolo contro i suoi avversari.

Quintiliano definiva l’umorismo come una figura del linguaggio in cui “Contrarium quod dicitur intelligendum est”, vale a dire “Si deve intendere il contrario di ciò che letteralmente si dice”: ecco il motivo per cui, a volte, colloqui, riunioni e seminari sortiscono nelle persone effetti terribilmente umoristici!

Dino Aloi afferma che: “La satira nasce come desiderio indipendente dell’autore di esprimere la propria opinione che spesso rispecchia il pensiero della comunità, della gente in generale.

E’ un desiderio, frutto di pensieri o frustrazioni che l’autore, in quanto uomo, vive sulla propria esperienza.

La beffa e la derisione erano spesso l’unica risorsa dei poveri; se il potere non si può abbattere, lo si può colpire con un graffio, con una battuta che ne ponga in evidenza il lato peggiore, quello debole”.

Le performance da palcoscenico di Roberto Benigni e Beppe Grillo ricalcano questo modello di umorismo graffiante, coinvolgente, corporeo.

Alcuni studiosi di leadership hanno recentemente individuato nell’atteggiamento umoristico un rilievo significativo come elemento equilibratore del potere.

A questo proposito, è interessante ricordare che i giullari medievali erano gli unici a potersi permettere la pubblica presa in giro di un sovrano il quale accoglieva di buon grado la satira al fine di suscitare simpatie nei sudditi o addirittura trarre spunto per correggere il proprio comportamento.

Lo sberleffo intelligente costringe la vittima ed il lettore a una riflessione profonda.

Claudio Sorbo ci offre un delizioso esempio satirico sul tema della “Qualità del servizio al Cliente”:

“Al finire dell’ottavo decennio del ventesimo secolo dopo la nascita del Signore, un astro illuminò i giorni e le notti all’umanità.

La Satira

I manti, interpreti ufficiali dei segnali celesti, profetizzarono concordi che esso annunciava la discesa sulla terra di un lieto evento: l’età del “buon servizio”.

Gli scribi, autorevoli divulgatori del verbo dei manti, pubblicarono in tutta fretta tomi concettosi, saggi analitici e mastodontiche monografie sul significato, i contenuti, la semantica e l’ermeneutica del buon servizio, spiegando con enfasi gioiosa che il cliente sarebbe stato re, anzi, no, il cliente sarebbe stato Dio: “tutti tratteranno bene tutti ovunque!”

Ove ciò non fosse avvenuto, l’astro sarebbe stato fiammeggiante untore dei trasgressori: le loro aziende sarebbero state rifiutate dall’umanità ed essi condannati a una fine invereconda, accompagnata dal giusto disprezzo e dalla miseria senza redenzione di chi ha perduto anche il sostegno misericordioso della carità”.

Qui la riflessione di Sorbo ci conduce direttamente nel rigurgitante, pardon, rigurgitato mondo del “Buon servizio al Cliente”.

Dopo un paio di decenni di strenui e sudati trapianti del modello americano-nipponico del Total Quality Management e delle Certificazioni ISO abbiamo ormai perso il numero di quante aziende hanno vissuto pesanti crisi di rigetto facendo regredire in modo preoccupante la qualità del servizio e lasciando nudo il re-cliente. Risultato? Come conclude Sorbo, “Il servizio è peggiorato e le aziende che lo hanno peggiorato non sono fallite”.

La satira può colpire chiunque e qualsiasi cosa.

Può essere orientata all’uomo della strada, al collega, al personaggio televisivo, a figure che detengono potere, a circoscrivere aspetti della realtà, mettendone in evidenza vizi, difetti, tabù o paradossi.

Proprio per questo suo carattere totalitario, la satira può essere molto pericolosa. Il recente caso delle vignette danesi su Maometto sono l’esempio più eclatante del limite, oltrepassato il quale, la satira trascende l’umorismo per diventare l’arma impropria della mancanza di rispetto.

Concordo con Giorgio Bocca quando afferma che : “Non è vero che il dileggio e la satira non debbano avere limiti.

Che chiunque possa irridere e offendere ciò in cui gli altri credono, da cui cercano aiuto e guida nelle difficoltà della vita”

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