Lo Storytelling

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Lo Storytelling

Dal “C’era una volta…” al “La conoscete la barzelletta del tizio che…” passando per “Ora vi racconto cosa mi è successo con quel Cliente…”, la narrazione di una storia, di un proverbio, di un aneddoto, di una metafora o di un caso realmente vissuto – ha sempre costituito una modalità comunicativa privilegiata per veicolare messaggi vitali da una generazione all’altra e per educare, informare, emozionare, divertire.

Lo storytelling è dunque una prassi antica e tuttavia ancora attuale, ma per creare valore aggiunto è necessario che questa tecnica associ l’aspetto divertente con quello istruttivo altrimenti rischia di trasformarsi in affabulazione: lo storyteller che in specifiche situazioni organizzative punta solo a generare emotività senza riflessione corre il rischio dell’ambivalenza, della manipolazione e dell’ipnotismo comunicativo.

Alcuni formatori, ad esempio, in aula assomigliano più a degli affabulatori che a dei storyteller.

In ogni caso, Margaret Parkin è convinta dell’utilità di questa tecnica al punto tale da scrivere un testo come “Racconti per formazione. 50 storie per facilitare l’apprendimento” in cui ribadisce il ruolo fondamentale della “storia” come ancora per l’apprendimento nel rispetto della regola: ogni racconto è “giusto” in funzione del posto, del momento e del modo con cui si racconta.

Non esiste dunque una storia od un aneddoto divertente in assoluto: le variabili in gioco sono diverse, a cominciare da chi lo racconta.

Credo che, almeno una volta, ci sarà capitato di essere stati travolti dalla noia e dalla pesantezza di qualche relatore in un convegno piuttosto che ad un seminario di formazione; ci sarà accaduto di aver avuto a che fare per un giorno, o più di uno, con il maniaco delle slide o il feticista dei termini tecnici inglesi.

Sono convinto che il primo dovere di un relatore nei confronti del suo pubblico sia quello di evitare accuratamente di ammorbarlo.

Alcuni, invece, incuranti di sbadigli e pupille dilatate, vanno avanti imperterriti fino a che l’ultimo grafico non scompaia dallo schermo.

Qualcuno a volte, per giustificare il proprio stile di conduzione, si trincera dietro il tecnicismo dell’argomento: “Come posso rendere divertente una tabella?”, chiede quasi rassegnato.

Il punto è proprio questo: devi rendere divertente te stesso, non il contenuto tecnico della presentazione!

L’umorismo non è una banale clip art con cui fare copia e incolla nelle comunicazioni: è una risorsa da vivere, da coltivare e sviluppare attraverso un nuovo modo di approcciare il lavoro e la vita stessa.

Il vero umorista è una persona fortemente orientata alla cultura, non tanto intesa come nozionismo quanto piuttosto come viva “curiositas”, quella stessa che animava Ulisse nei suoi viaggi e lo spronava, come dice Dante, “a divenir esperto de li vizi umani e del valore”.

Omero, che di Storytelling se ne intendeva, ha caratterizzato il re di Itaca con questi due aggettivi:
“polytropos” e “poikilometes”.

Pietro Citati prova a tradurli così:

“La sua mente (quella di Ulisse, n.d.A.) ha molte forme : si volge verso ogni parte (polytropos, n.d.A.) è variegata in molti colori (poikilometes, n.d.A.), è scintillante e cangiante, piena di incanti e di seduzioni, misteriosa, intricata, inestricabile. (…)

Ama il viaggio, la fuga, la curiosità, la metamorfosi, la magia, la recitazione, l’inganno,l’artigianato, le frontiere”.

Trovo stimolante associare i due aggettivi omerici alle caratteristiche che oggi il leader ridens è chiamato a sviluppare professionalmente, proprio come un Ulisse che naviga nel terzo millennio.

Il tempo lavorativo è così scandito dal pendolo oscillante tra realtà e fantasia, tra serietà e gioco, tra formalità ed informalità, tra creatività e procedure, tra tradizione e innovazione.

Una storia istruttiva, un aneddoto goliardico, una metafora creativa assumono, rispetto al contesto comunicativo gestito in un dato momento dal manager, la stessa funzione di una bella cornice per un quadro: lo valorizza mettendolo nella luce migliore per essere ammirato.

Un’avvertenza: la cornice non può sostituire né la qualità del dipinto né la tela stessa!

Ecco il motivo per cui l’abilità nello storytelling consiste nel saper cogliere il momento giusto in cui occorre risvegliare e/o catalizzare l’attenzione di un uditorio oppure rafforzare un concetto in modo pregnante, facilitando importanti riflessioni negli interlocutori.

Lo storytelling costituisce dunque un’altra opportunità per sviluppare risorse comunicative, per trovare uno stimolo in più nelle relazioni interpersonali o per dire semplicemente qualcosa di diverso dal solito.

Anche in questo caso, attenzione al dosaggio perchè il vero umorista legge molte storie e metafore ma ne racconta poche: le persone infatti apprezzano l’umorismo solo se preceduto e seguito da fatti concreti riferiti a ciò che è seriamente importante per il loro lavoro.

ESERCITAZIONI DI STORYTELLING

L’obiettivo delle seguenti esercitazioni è duplice: estrapolare da ogni storia un significato formativo e ragionare sulle possibili applicazioni dei racconti in occasioni relative al proprio contesto manageriale.

  1. IL COLPO DI MARTELLO

In un hotel prestigioso di New York, in pieno periodo natalizio, si rompe l'impianto di riscaldamento...

La Direzione dell'hotel è in piena emergenza. Dopo diversi tentativi del personale interno addetto alla manutenzione, vengono interpellate numerose imprese di idraulica, ma nessuno riesce a riparare il guasto.

La temperatura interna all'hotel è ormai inferiore ai 15 gradi ed i primi Clienti iniziano a cancellare le prenotazioni.

Viene allora chiamato un nuovo idraulico che come prima azione si fa' minuziosamente descrivere tutto quello che è stato provato ed analizza il sistema di riscaldamento.

Insieme al responsabile manutenzione dell'hotel decide allora di prendere dalla sua scatola degli attrezzi un martello e con un solo colpo su di un piccolo tubo, riesce a far ripartire il riscaldamento.

In un'ora la temperatura interna all'hotel torna sopra i 20 gradi.

A questo punto l'idraulico si reca dal Direttore e presenta la fattura. Il Direttore: “100 dollari per un colpo di martello mi sembra un po' eccessivo”.

L'idraulico: “1 dollaro è per il martello, 99 dollari sono per aver saputo scegliere il martello e dove dare esattamente il colpo per fare salire la temperatura nuovamente oltre i 20 gradi.

Il mio lavoro non è dare colpi di martello o utilizzare, anche quando non è necessario, sofisticati sistemi di diagnosi e di intervento.

Il mio intervento consiste invece nel supportare la Direzione degli Hotel a non perdere tempo, soldi e Clienti!". Il Direttore: “Ha proprio ragione.

Gli idraulici dovrebbero essere scelti e pagati per i risultati che ottengono e non per gli strumenti che usano...”.

  1. I PORCOSPINI DI SCHOPENHAUER

“In una fredda giornata d’inverno un gruppo di porcospini si rifugia in una grotta e per proteggersi dal freddo si stringono vicini.

Ben presto però sentono le spine reciproche e il dolore li costringe ad allontanarsi l’uno dall’altro.

Quando poi il bisogno di riscaldarsi li porta di nuovo ad avvicinarsi si pungono di nuovo.

Ripetono più volte questi tentativi, sballottati avanti e indietro tra due mali, finché non trovano quella moderata distanza reciproca che rappresenta la migliore posizione, quella distanza che consente loro di scaldarsi e nello stesso tempo di non farsi male reciprocamente”.

(Schopenhauer)

  1. LA GRANDE AZIENDA DI INFORMATICA

Un giorno un signore si presenta in una grande multinazionale di informatica per lavorare come addetto alle pulizie dei corridoi.

Dopo aver superato il colloquio e la prova pratica, il responsabile del personale disse: “Bene, lei ha superato con successo le prove previste dalla selezione e dalla prossima settimana potrà prendere servizio. Le invieremo tramite e-mail la lettera di assunzione”.

“Veramente”, rispose l’uomo, “Io non ho il computer…”.

“Come?”, esclamò esterrefatto il direttore. “Questo non è proprio ammissibile.

Siamo una multinazionale dell’informatica e lei non ha un pc! Non se ne fa più nulla!”.

Dopo qualche tempo, l’uomo comincia ad avviare una proficua attività di rivendita di oggetti usati finché non arriva a costruire un vero e proprio impero in questo settore.

Un giorno un assicuratore lo va a trovare nel suo megaufficio per stipulare una polizza vita.

Dopo aver siglato l’accordo, l’assicuratore si rivolge all’uomo: “Bene, le invierò la restante documentazione tramite e-mail”.

“Veramente”, disse l’uomo, “non ho un computer”.

“Come? E’ stupefacente…è riuscito a realizzare tutto questo senza avere neanche un pc?

Mi chiedo dove sarebbe arrivato se avesse avuto un computer!”. “Guardi”, rispose l’Imprenditore, “al massimo avrei pulito i corridoi di una azienda!”

  1. IL VENDITORE

Un giovanotto si trasferisce in città e va a cercare lavoro in un grande magazzino.

Il responsabile: "Hai già qualche esperienza come venditore?" Il giovane: "Ma certo, nella città da cui vengo facevo il venditore!". Il responsabile trova che il giovane sia simpatico e lo assume.

Il primo giorno di lavoro e davvero duro, ma il giovane riesce ad arrivare alla fine. dopo la chiusura del negozio, il responsabile va dal giovane.

Lo Storytelling

"Quante vendite hai realizzato oggi?" "Una!" - solo una? i nostri venditori in un giorno realizzano dalle venti alle trenta vendite! per quanti soldi hai realizzato la vendita?" - "301.237., dollari e 64 cents!" –

"301.237 dollari e 64 Cents?!! Ma cosa hai venduto???"

"Beh, è entrato un cliente e gli ho venduto un piccolo amo da pesca e poi uno medio.

Successivamente sono riuscito a vendergli anche quello grande e quello gigante.

Alla fine gli ho venduto anche una nuova canna da pesca.

Poi gli ho chiesto dove sarebbe andato a pescare e lui mi ha detto di voler andare sulla costa sud. Allora gli ho detto che avrebbe avuto bisogno di una barca.

Cosi siamo scesi al piano imbarcazioni e gli ho fatto comprare un Chris Craft cabinato da otto metri con due motori da 100 CV.

A quel punto ha cominciato a pensare che forse la sua Fiat Punto non ce l'avrebbe mai fatta a tirare quella barca, quindi siamo andati dal nostro concessionario e gli ho venduto un Pajero 4x4 iniezione."

Il Responsabile : "Vorresti dirmi, che un cliente e entrato qui per comprare un amo da pesca e tu gli hai venduto anche una barca a motore e un fuoristrada???"

"Oh, no no no! Lui era venuto qui per comprare una scatola di assorbenti per sua moglie.

Allora gli ho detto "Beh, visto che questo fine settimana non si scopa, perché non va a pescare?"

  1. IL PRECETTORE

C’era una volta un precettore vecchio e stanco che, consapevole di star per morire, chiama il suo amato principe per salutarlo.

Il principe è triste e il precettore lo consola ricordandogli che la morte fa parte della vita e che per lui, così vecchio e stanco, rappresenta la piacevole conclusione di un’esistenza vissuta intensamente.

Il giovane principe gli chiede come farà quando avrà bisogno dei suoi consigli.

Il precettore sente il calore dell’orgoglio affiorargli le guance.

Il precettore sa che ha insegnato al principe tutto quello che sapeva e che ora il principe può imparare dall’esperienza.

E quando ha nostalgia può ricordare le ore piacevoli trascorse insieme a parlare delle cose importanti.

Il precettore però lo ha chiamato non solo per salutarlo ma anche per fargli un regalo.

Gli lascia il suo anello.

Il principe ricorda come, fin da bimbo, fosse affascinato da quell’anello. Il precettore gli aveva fatto credere che era magico.

Ora il principe, che non crede più nelle favole, vuole conoscere il segreto della sua magia. Il precettore, serio, risponde: “La magia è in ciò che è scritto all’interno della pietra”.

“E cosa c’è scritto?”, chiede curioso il principe.

“Non hai bisogno di saperlo perché funziona lo stesso”, rispose il precettore e dopo una lunga pausa riprende:

“Quando ti trovi in difficoltà, basta che accarezzi dolcemente l’anello e ti verranno in mente alcune idee.

Vai a letto sereno e vedrai che l’indomani ti sveglierai con la soluzione.

Puoi leggere la scritta solo quando hai già tentato tutte le possibilità e risorse, solo quando pensi di non farcela più”.

Il giovane capisce, infila l’anello e sente di avere già bisogno della sua magia per sopportare il dolore della morte del suo amato precettore.

Passa il tempo, il giovane cresce, diventa maturo ed ogni volta che ha una difficoltà e deve prendere una decisione difficile si ritrova, quasi inconsapevolmente, ad accarezzare dolcemente l’anello del precettore e subito sente che il suo animo riprende forza e serenità e le idee diventano più chiare.

Il principe diventa re, un re buono, pacifico, equo.

Purtroppo però un re confinante gli dichiara guerra e lui è costretto a difendere il suo popolo. Il re sa che il suo esercito non è molto forte, lui ha promosso più l’agricoltura, l’astronomia e la letteratura.

Non gli è mai piaciuta la guerra, ma sa che quando si è attaccati bisogna difendersi.

La sera prima della battaglia decisiva il re deve prendere una decisione strategica per vincere la guerra.

Comprende che da solo non ce la fa, che ha bisogno dell’aiuto della formula magica, anche perché è in gioco la sorte del suo popolo, non solo la sua.

E’ arrivato il momento per leggere la frase magica contenuta all’interno dell’anello del precettore. Si chiude nella sua tenda e chiede di non essere disturbato per nessun motivo; con una certa trepidazione si sfila lentamente l’anello, lo ribalta e legge:

<<ANCHE QUESTA PASSERA’!>>

Un’allegra e spontanea risata assale il re e un moto di profondo affetto per quel burlone precettore lo invade.

La sua risata raggiunge le tende dei soldati che si preparano alla battaglia, infondendo loro quel coraggio necessario per vincerla.

  1. IL SAGGIO MATTO

Ogni giorno, il vecchio camminava tranquillamente; pochi erano i suoi discepoli, dal momento che non gli piaceva chiacchierare.

Loro parlavano e lui si accontentava di un piccolo cenno del capo o di una riflessione di quando in quando; insegnava più con le azioni che con le parole; poi stava a loro percepirne il significato.

A volte lo chiamavano il “saggio matto” a causa del suo modo di sconcertare i discepoli, e un giorno uno di loro gli chiese:

“Posso vederti da solo?”.

“Certamente: trovati domani mattina al pruno, all’alba”.

Nell’ora convenuta, il discepolo si trovò all’appuntamento, ma il saggio non c’era.

Il tempo passava, passava ed infine il giovanotto se ne andò via deluso.

Il giorno dopo, quando incontrò il saggio, esclamò:

“Ma dov’eri? Non ti ho visto sotto il pruno!”.

“Ero sull’albero! Perché non hai guardato su? Ti avevo detto “al pruno”; ascolta ciò che ti viene detto ed impara ad osservare tutto intorno a te. Non limitarti a ciò che ti sembra ovvio”.

  1. METODO DI VALUTAZIONE

Enrico IV ricorse ad un curioso sistema per far conoscere ad un ambasciatore spagnolo il carattere dei suoi ministri Villeroy, Jeannin e Sully.

Fece chiamare per primo Villeroy: “Vedete che quella trave sta per cadere?”. “Avete ragione – rispose Villeroy senza alzare gli occhi – bisogna farla aggiustare: vado a dare gli ordini”.

Poi chiamò Jeannin e gli fece la stessa domanda.

“Bisogna accertarlo”, rispose questi. Infine convocò Sully che osservando la trave disse: “Maestà, ma che vi salta in mente? Quella trave durerà più di voi e di me”.

  1. IL PREZZO

“Non è saggio pagare troppo, ma non è nemmeno saggio pagare poco.

Quando paghi troppo, perdi qualche soldo ed è tutto; ma quando paghi troppo poco, spesso non ti rimane niente, perché la cosa che hai comprato non dà il risultato per il quale è stata acquistata.

La norma comune nel campo degli affari esclude del tutto la possibilità di ricevere molto pagando poco.

E’ semplicemente impossibile.

Se tratti con il più basso offerente, è opportuno aggiungere qualche cosa per il rischio che si corre e, se fai questo, troverai che hai già abbastanza per comperare qualcosa di meglio”.

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