Il segreto degli stati di flusso

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Il segreto degli stati di flusso

«La squadra deve sentire che le attenzioni di tutta la struttura organizzativa sono rivolte a lei. L’ambiente in cui si lavora è il primo fattore motivazionale. E la motivazione è l’elemento determinante per la vittoria di un team». Ratko Rudic

Perché il rapporto R/C e la tensione allo sviluppo è così motivante per le persone interne al vostro team? Esistono delle esperienze che sono “gratificanti in sé”, nelle quali l’attività stessa è la ricompensa. Sono esperienze “autoteliche”, dal greco autos (sé) telos (scopo). Nel gioco o in un hobby, per esempio, lo scopo dell’attività è l’attività stessa.

Gli psicologi che per primi hanno studiato questo fenomeno, hanno osservato pittori, scalatori, calciatori, nuotatori, speleologi, che nella loro attività al massimo livello sembrano essere in una sorta di trance, di estrema concentrazione. Le loro azioni sembrano fluire quasi senza sforzo perché sono completamente coinvolti e interessati a quanto stanno facendo.

Esperienze di questo tipo possono essere presenti anche nella vita quotidiana di ognuno di noi, producendo sensazioni di soddisfazione e benessere. Si tratta di tutte quelle piccole attività che svolgiamo non per obbligo o per il fine di raggiungere un obiettivo, ma solo perché le troviamo piacevoli: può trattarsi di un’intensa attività fisica, cucinare o anche semplicemente lavare i piatti (se lo facciamo in maniera rilassata facendo fluire gesti e pensieri).

Sul lavoro sono le attività che troviamo piacevoli e divertenti (per esempio ascoltare i clienti o trovare la soluzione a un problema complesso da soli o con i colleghi). Possiamo entrare in stati di flusso quando ci immergiamo nella lettura di un libro, giochiamo con i nostri figli, sistemiamo il giardino, progettiamo una nuova presentazione, smontiamo e rimontiamo la nostra moto.

Nello stato di flusso siamo nello stesso tempo concentrati e rilassati, liberi di agire ma anche in linea con quanto richiesto dalla situazione, siamo totalmente impegnati ma proviamo il piacere di metterci alla prova (eustress).

Gli stati di flusso più pieni, impegnativi e gratificanti sono caratterizzati dai seguenti aspetti:

  • Gli obiettivi sono chiari: ad esempio dovete raggiungere le venti vasche (se state nuotando in piscina), tirare la palla in rete (calciatori), creare un nuovo format pubblicitario.
  • Il feed back è immediato: ad esempio ho fatto 15 vasche (ne mancano 5), la palla è calciata dentro o fuori la porta, il format soddisfa le aspettative del Cliente;
  • Il rapporto tra ciò che una persona deve fare e fra ciò che può fare è sfidante in maniera ottimale (R>C). Il compito non è né troppo facile né così difficile, solo un paio di livelli più alto rispetto alle capacità. Questo stimola il corpo e la mente in modo da rendere lo sforzo stesso la più piacevole ricompensa.

Il segreto degli stati di flusso

 

Aziende di eccellenza e stati di flusso: alcuni esempi.

L’ultimo in ordine di tempo è stato Richard Branson, il magnate della Virgin: “contano i risultati e non gli orari”, e così ha lasciato liberi i suoi dipendenti di scegliere quando godere delle proprie  ferie e come gestirsi l’orario di lavoro.

Ma a creare ambienti che favoriscano gli stati di flusso non sono solo le aziende. In Svezia Gli Istituti Vittra realizzano il sogno di una scuola senza orari: dai 6 ai 16 anni gli studenti sono lasciati liberi di agire in spazi predisposti per lo studio ma non predefiniti: ogni scuola si compone di un’area centrale aperta da cui si diramano stanze laterali con grandi pareti a vetri.

Le aree principali corrispondono al laboratorio, all’area di ritrovo, alla zona per i progetti ed i lavori collettivi, alla sala lettura o relax e al teatro.

Sempre in Svezia, Stefan Falk, vicepresidente di Ericsson, l’azienda di  telecomunicazioni, ha convinto i capi dell’azienda dell’importanza di definire incarichi con obiettivi precisi e creare un sistema per dar loro feed back veloci e puntuali.

Così i responsabili hanno deciso di sedersi faccia a faccia con i collaboratori sei volte l’anno, spesso per novanta minuti, per discutere del loro livello di coinvolgimento e dei progressi fatti per raggiungere la padronanza nelle attività loro assegnate (anziché vederli una volta l’anno in un unico incontro di valutazione).

Negli Stati Uniti è stato notato uno “strano fenomeno”: alcuni dipendenti fanno di più di quanto richiesto per il piacere di farlo (nella nostra esperienza di consulenti la cosa è molto diffusa ovunque).

Il fenomeno è stato notato da ricercatori che hanno messo sotto osservazione infermiere e addetti alle pulizie degli ospedali. Oltre ai compiti loro prescritti, gli addetti si facevano carico di: chiacchierare con i pazienti e aiutare le infermiere a svolgere al meglio il loro lavoro.

I ricercatori hanno notato che l’aggiunta di questi compiti aumentava la soddisfazione degli addetti e la  loro self- esteem (considerazione delle proprie capacità). Una buona leva motivazionale può essere dunque quella di consentire ai propri collaboratori di mettere un po’ di “flusso” in incarichi altrimenti noiosi.

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