Il circolo virtuoso della meritocrazia

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Il circolo virtuoso della meritocrazia

Credo che ora sia chiaro come l’unico antidoto al mal di merito consista nella necessità, a tutti i livelli, di uno sviluppo accelerato di una cultura della meritocrazia.

L’espressione “sviluppo accelerato di una cultura della meritocrazia” ci pone davanti due sfide prioritarie:

la prima è quella del cambiamento dei valori che orientano i comportamenti individuali, la seconda è quella dello sviluppo di sistemi meritocratici a livello sociale, da rendere compatibili con le matrici culturali italiane.

I trapianti violenti di modelli meritocratici che non ci appartengono culturalmente, possono innescare infatti crisi di rigetto.

In ogni caso, tutto inizia dall’individuo, ovvero da ognuno di noi.

E’ l’individuo a dover accettare la prima sfida, quella della responsabilizzazione meritocratica, fin dalle elementari.

Michael Young offre una preziosa indicazione sotto forma della sua famosa “equazione della meritocrazia”:

I x S =M

dove I sta per Intelligenza e S per Sforzi. La combinazione dei due fattori produce il merito, M. Possiamo arricchire il concetto di Intelligenza nel senso “multiplo”, come direbbe Howard Gardner:

  • cognitiva
  • emotiva
  • sociale
  • intuitiva
  • culturale
  • associativa
  • creativa

Un’intelligenza che sia tale nell’aiutare la persona a mirare gli sforzi – S – necessari a raggiungere gli obiettivi che si prefigge di raggiungere, obiettivi che vanno definiti all’insegna di una sana ambizione.

La meritocrazia è strettamente collegata infatti alla ricerca della felicità individuale, per cui, in questo caso, non è vero che “chi si accontenta gode”.

Soltanto chi realizza appieno le sue potenzialità gode e questo significa non accontentarsi di soluzioni-tampone ma vuol dire ricercare sistematicamente le condizioni che consento il pieno di sviluppo di se stessi in modo innovativo ed originale.

Paul Newman nel film La stangata dice ad un certo punto a Robert Redford:

“A che serve essere un artista se poi deve lavorare come un impiegato?”.

Tuttavia, è soprattutto l’Intelligenza etica a costituire il peso maggiore nel determinare il cambiamento nella direzione della meritocrazia, sia a livello individuale, sia a livello di sistemi sociali.

In questo senso, il passaggio da “risorse umane” a persone sarà facilitato da questo tipo di cambiamento culturale e morale che andrà a beneficio di tutti:

I NECESSARI CAMBIAMENTI DA PROMUOVERE ED ATTIVARE SUBITO NELLA CULTURA italiana

Il circolo virtuoso della meritocrazia

 

Questi radicali cambiamenti di valori riguardano non soltanto l’individuo ma l’intero Sistema Italia.

La seconda sfida, quella di sviluppare sistemi sociali meritocratici, potrà essere vinta soltanto introducendo una seconda equazione che va ad integrare quella storica proposta da Young:

ISS x RPO = M

Dove ISS sta per Intelligenza dei Sistemi Sociali e RPO per Reali Pari Opportunità.

Un Sistema Sociale – Governo, Pubblica Amministrazione, Scuole, Giustizia, Strutture sanitarie, Centri per l’Impiego, Centri di Formazione che utilizzano fondi pubblici, Centri sociali e per anziani – è Intelligente quando:

  • E’ orientato alla qualità del servizio ai suoi utenti
  • Utilizza criteri di gestione del personale meritocratici
  • E’ trasparente nel fornire i dati riguardo il suo funzionamento ed i risultati ottenuti
  • Riduce all’essenziale la burocrazia
  • Riduce i tempi di erogazione dei servizi senza compromettere la qualità
  • Gestisce i cambiamenti in un’ottica competitiva
  • Espelle tempestivamente tutti coloro che non agiscono in conformità all’etica professionale e nel rispetto delle regole

Le Pari Opportunità, invece, devono essere “Reali” e tale espressione va opportunamente epurata da ogni retorica ed atteggiamento di falsità.

Nel 2008, infischiandosi anche delle leggi antidiscriminazione, una responsabile di un master (notate: una donna) si permette di entrare nell’aula degli allievi e chiedere i curricula per gli stage “soltanto quelli dei maschietti”, senza dare altre spiegazioni.

In molti colloqui di selezione, alle donne viene chiesto ancora con tono inquisitorio e fortemente imbarazzante, se sono sposate, se pensano di avere figli oppure no, se quando hanno le mestruazioni rimangono a casa oppure no, ed altre amenità di questo genere.

Tali individui andrebbero cacciati seduta stante dal loro posto di lavoro, non solo perché stanno infrangendo la legge, ma anche perché totalmente privi di etica professionale e quindi immeritevoli.

Ma andiamo avanti.

A me piacerebbe molto che i miei connazionali s’infiammassero non soltanto per la nazionale di calcio ma anche per tutte le altre “partite” – economiche, sociali, culturali, politiche, di immagine – che ogni giorno l’Italia gioca agonisticamente sulla scena internazionale.

La produttività del sistema è il risultato delle produttività individuali ma la considerazione più importante da fare e che pochissime persone fanno, è che la produttività delle organizzazioni aumenta soltanto se queste vengono gestite con criteri meritocratici da leader meritevoli perchè competenti.

Leader che hanno saputo conquistarsi la poltrona ma sono anche disposti a lasciarla subito se non ottengono risultati in linea con le aspettative.

Da noi avviene esattamente il contrario: “leader” dinosauri imbullonati alle loro poltrone, in sistemi organizzativi più orientati alle procedure, alla burocrazia, alla forma che ai risultati e alla sostanza, sapendo che tanto lo Stato provvederà con qualche “aiutino” nel caso in cui le cose vadano storte.

Il circolo virtuoso della meritocrazia s’innesca dunque proprio a partire dall’azione di leadership efficace di persone meritevoli nelle organizzazioni, nei diversi settori di mercato, come evidenziato nella fig. 1

Il circolo virtuoso della meritocrazia

Fig. 1) Il circolo virtuoso della meritocrazia

Riepilogando, le condizioni fondamentali per sviluppare un sistema meritocratico nel nostro Paese sono:

  1. La piena responsabilizzazione degli individui dal punto di vista psicologico e soprattutto dei valori etici che orientano i comportamenti meritocratici.
  2. Creazione delle condizioni di sistema improntate ad offrire reali pari opportunità a tutti e a favorire la mobilità sociale.
  3. La leadership deve essere gestita esclusivamente da persone di merito, orientate al bene comune, sensibili alle esigenze delle persone e che sappiano valorizzare le differenze di talento senza discriminare nessuno.
  4. Sviluppo di un credo meritocratico a livello nazionale: la meritocrazia deve essere interiorizzata e “cantata” da tutti come l’Inno di Mameli allo stadio quando giocano gli Azzurri
  5. Da adesso in poi, la meritocrazia deve anche rappresentare idealmente il 140° Articolo della Costituzione italiana, una sorta di legittimazione culturale al fatto che la “ricerca della felicità”, attraverso il cogliere opportunità, deve essere possibile anche in Italia per chiunque abbia la volontà e dimostri il merito di ottenerla, a prescindere da padri, nonni e zii più o meno pronti a “raccomandare”.

L’augurio per gli abitanti dell’Italia è dunque quello del passaggio dall’essere un popolo di sessanta milioni di allenatori al diventare un collettivo di sessanta milioni di giocatori, possibilmente bravi e soprattutto rispettosi delle regole del gioco.

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