Dal Galateo alla Netiquette e ritorno

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Dal Galateo alla Netiquette e ritorno

Galateo è una parola di altri tempi, letteralmente.

Deriva da Galeazzo Florimonte, vescovo della diocesi di Sessa Aurunca che ispirò a monsignor Giovanni Della Casa quel celebre libro del vivere civile intitolato “Galateo overo de' costumi”.

Considerato il primo trattato specifico sull’argomento, fu pubblicato nel 1558.

Il titolo dell'opera corrisponde alla forma latina del nome Galeazzo: Galatheus.

Prima che cada definitivamente in disuso, ci è parso utile recuperarlo perché lo riteniamo ancora valido nell’identificare un codice che stabilisca quali comportamenti sono socialmente accettabili e quali legittime aspettative possiamo avere nei loro confronti.

Ma questa volta non si tratta di capire come disporre piatti, posate e bicchieri in tavola e chi deve mangiare per primo!

Il galateo lo associamo alla scrittura Web, sia in ambito personale e social, sia nel contesto professionale e lavorativo.

Nel fare questa operazione, vogliamo anche andar oltre il concetto di Netiquette senza dimenticare però i benefici che da oltre venti anni essa sta portando agli utenti della Rete, almeno a quelli che la rispettano.

In sintesi, “Dal Galateo alla Netiquette e ritorno” significa ragionare di “Galateo della Scrittura” come attuale paradigma di riferimento della necessità, intesa soprattutto come opportunità, di applicare l’assertività nella comunicazione scritta nei diversi ambiti della nostra vita e nelle molteplici modalità attraverso le quali scriviamo ad amici, colleghi, capi, clienti, fornitori e altri interlocutori.

L’obiettivo dichiarato è quello di migliorare e qualificare i nostri rapporti con gli altri attraverso la comunicazione scritta, anche quelli di un’organizzazione nei confronti dei suoi dipendenti e degli altri suoi portatori di interessi.

Una vera sfida, se consideriamo il peso sempre crescente che il comunicare scrivendo ha assunto nella nostra vita.

Tuttavia, il galateo di cui vogliamo discutere non affronta aspetti legati alla grammatica, alla correttezza sintattica o dell’esattezza dei significati delle parole.

Ci interessa, nello specifico, la forma assertiva dello scritto.

Facciamo subito un esempio pratico per intenderci.

Quasi nessuno sa o ricorda che in italiano il verbo iniziare non ammette l’uso intransitivo.

Tuttavia, il fatto che pochi lo sappiano non giustifica la forma errata correntemente in uso. Infatti, scrivere “La riunione inizia alle 17.00” è sbagliato; bisognerebbe scrivere “La riunione si inizia alle 17.00”.

Chiarito questo aspetto, il punto per noi qui è un altro.

Immaginiamo un o una responsabile che invia una mail di convocazione ai suoi collaboratori.

Prefiguriamo anche tre possibili opzioni comunicative o forme di espressione:

  1. “La riunione inizia alle 17.00. Chiedo a tutti la cortesia della puntualità. Vi ricordo anche di portare la documentazione necessaria. Grazie!”.
  2. “La riunione inizia alle 17.00. Sarebbe bello se partecipaste tutti. La documentazione! Grazie!”.
  3. “LA RIUNIONE INIZIA ALLE 17.00. PORTATE LA DOCUMENTAZIONE NECESSARIA. PUNTUALITA’!”.

Secondo voi, quale delle tre forme è quella assertiva?

Quale invece quella aggressiva?

E quella ambigua e un po’ manipolatoria?

Le risposte sono relativamente semplici ma per nulla scontate.

Secondo il galateo del Web, scrivere una parola o, peggio ancora, una frase IN LETTERE MAIUSCOLE è considerato l’equivalente di “urlare” o “minacciare”.

Dal Galateo alla Netiquette e ritorno

Naturalmente, può esserci il caso in cui, per motivi simpatici o di effetto emotivo, scriviamo una lettera o una frase in lettere maiuscole ma è l’eccezione che conferma la regola di “non urlare con lo scritto”.

Oltre che con le lettere maiuscole, possiamo “urlare” anche con una sfilza di punti esclamativi!!!!!!!!

Credo che ora sia chiaro lo spirito di questo libro e il focus sull’esigenza pratica da cui nasce.

La nostra riflessione prende avvio proprio dalla constatazione dell’enorme importanza che la comunicazione scritta ha assunto nelle vite di ognuno di noi, in questa nostra epoca digitale.

Come sottolinea Alessandro Zaltron:

“Viviamo comunicando perché la parola è la base della relazione.

E scrivere è il modo prevalente con cui comunichiamo.

Anche al lavoro, dove passiamo almeno un terzo della nostra vita.

Usare bene le parole diventa allora essenziale, per farci capire, trasmettere emozioni, coinvolgere, persuadere, evitare malintesi, disinnescare litigi.

Scrivere bene fa la differenza.

Ne va della qualità della nostra vita, ne va della nostra salute”.

Applicare l’assertività nella scrittura significa, prima di tutto, essere consapevoli dell’impatto relazionale che i diversi modi di scrivere e i vari “prodotti di scrittura” (email, sms, tweet, post, report, newsletter, preventivi, bilanci, house organ, procedure, comunicazioni di servizio) hanno sui destinatari.

Nei suoi Scritti , lo psicoanalista francese Jacques Lacan afferma che:

“Il linguaggio, prima di significare qualcosa, significa per qualcuno”.

Ecco dunque la prima regola della persona assertiva: scrivere sempre pensando a chi legge, anche in copia conoscenza!

Tale regola comporta riconoscere la differenza tra “scrivere a qualcuno” – inviare un messaggio – e “scrivere per qualcuno” – ottica del servizio, cura delle relazioni e della reputazione.

L’assertivo, scrivendo per qualcuno, si sforza di rendere il testo sempre leggibile, il che significa fare in modo che il lettore fruisca di quello che legge.

E non solo: essendo l’assertivo uno che persegue l’obiettivo con determinazione, la sua scrittura corrisponderà a questo stile.

Riporto un esempio tratto come sempre dalla realtà.

Ho scritto ad una persona su WhatsApp chiedendole:

“Quando consegnarai il materiale in azienda?”.

Risposta: “Penso di farlo domani”.

Secondo voi, è una risposta assertiva?

No, perché è presente il “penso”.

E come volevasi dimostrare, il materiale non è stato consegnato!

In questi casi, non bisogna pensare, è necessario soltanto agire nei tempi e nei modi previsti.

Ricordiamoci sempre che la scrittura riflette gli atteggiamenti e il modo di relazionarsi, influenzando nel bene e nel male l’operatività.

Le opzioni di risposta assertiva avrebbero dovuto essere:

  • “Domani nel pomeriggio”.
  • “Per domani non riesco, al più tardi entro venerdì consegno tutto”.
  • “Sono troppo impegnato per muovermi, chiamerò un corriere per la consegna”.

Stesso ragionamento per un altro esempio poco assertivo:

“Tra oggi e domani ti faccio il bonifico”.

Oggi oppure domani, non tra. (Sperando che il bonifico lo faccia veramente!).

Tornando al concetto di fruibilità della comunicazione scritta, l’assertivo segue sempre la regola della semplicità.

E’ interessante riflettere sul fatto che la semplicità non è soltanto un fatto tecnico legato al saper scrivere ma è anche legata ad un atteggimaneto mentale e ad una motivazione di fondo nel concepire lo scritto come servizio all’utente.

Secondo Livraghi:

“Scrivere (o parlare) in modo confuso, oscuro e complicato è molto facile.

Ma spesso è un modo per nascondere una scarsa chiarezza di pensiero.

Può essere impegnativo rileggere e correggere per arrivare alla chiarezza.

Ma se non abbiamo la voglia e il tempo di farlo dobbiamo chiederci se abbiamo davvero qualcosa da dire”.

La fruibilità è anche in funzione dell’ordine grafico del testo che rispecchia l’ordine mentale dello scrivente.

In conclusione, la fruibilità comunicativa è direttamente proporzionale sia alla chiarezza del testo espresso nella sua semplicità, sia nell’impostazione grafica.

Come ci ricorda Ezra Pound (1885-1972):

“Sono buoni scrittori coloro che mantengono il linguaggio efficiente. Vale a dire che lo mantengono esatto, chiaro”.

Abbiamo compreso come Galateo della Scrittura significhi mettersi negli occhi di chi legge ma anche nella prospettiva di chi legge chi.

Anche la comunicazione scritta richiede forti dosi di empatia! Nelle parole di Giancarlo Livraghi:

“Il segreto di una comunicazione efficace è sempre lo stesso: mettersi nei panni dell’altra persona.

Questo è vero in ogni forma di comunicazione umana.

Ma diventa ancora più importante in rete perché l’eccessiva enfasi sulle tecnologie può farci perdere di vista i valori umani; e perché quando non vediamo l’altra persona, o non ne sentiamo immediatamente la voce, possiamo avere la falsa sensazione che non si tratti di un dialogo ricco di umanità, di emozione, di calore e di sentimento”.

L’assertivo calibra la scrittura in funzione di chi legge, dell’obiettivo comunicativo e del contesto, soprattutto relazionale, in cui lo scritto verrà letto.

Questo significa che bisogna saper entrare in quella che possiamo definire la “Psicologia del lettore quotidiano”.

“La gente è in prevalenza superficiale, legge a salti, legge con pregiudizi, legge in mezzo al caos della giornata lavorativa; non si può chiederle uno sforzo di concentrazione superiore a quello a cui è abituata.

Premasticate l’imbeccata, così che l’assimilazione sia rapida e indolore”.

Questi i suggerimenti di Alessandro Zaltron.

Inutile anche tempestare di email l’interlocutore che non vi risponde.

Fate una telefonata, due al massimo, perché se continua a non rispondere, non è più un problema di contenuti o di informazioni da ricevere ma di relazione.

Un problema che va risolto con altre modalità più di tipo manageriale.

Essere assertivi con la scrittura significa anche riconoscere lo stretto rapporto che esiste tra il soggetto – chi scrive – il linguaggio utilizzato – le parole ed altri segni grafici, come ad esempio le emoticon – la struttura dello scritto – l’organizzazione delle parole in una forma di espressione o prodotto di scrittura – e la fruizione del lettore.

Se in un gruppo privato su WhatsApp scrivo commenti lunghi come papiri o tempestati oltre misura di emoticon di ogni genere o impregnati di banalità, l’impatto relazionale sarà distruttivo o quanto meno a percezione negativa.

Se invio un sms ad un collaboratore per ricordargli un impegno e non lo saluto o lo ringrazio, tradisco la prima delle regole di ogni galateo: la cortesia.

Come vedremo negli esempi pratici presentati in questa sezione, applicare l’assertività nelle comunicazioni scritte significa ricordarsi che anche la scrittura efficace, come quella faccia a faccia, esprime l’intreccio funzionale delle tre “C”: Cortesia, Comunicazione e Comportamento.

A monte di tutto, gioca anche una quarta C, quella di consapevolezza.

Essere consapevoli che l’interazione umana è in ogni caso un processo complesso che necessita di attenzioni e cure costanti, è utile per monitorare il proprio stile di comunicazione e capire come affinarlo nei dettagli in modo progressivo.

Soprattutto oggi che ragioniamo di “comunicazione digitale interattiva” e di quella modalità, ormai molto diffusa, che definiamo “scrittura mista” (writing mix).

Nella scrittura mista troviamo testo, non testo (Ad esempio, “nn” per non, “cmq” per comunque, “asap” per as soon as possible, “X” che significa per), emoticon e un eventuale hashtag.

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