Le tecniche di presentazione in pubblico: come esporre i contenuti del corso

Corso di formazione

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Articolo tratto dal libro:

Formazione aziendale
"Formazione formatori: emergere con i risultati dalla giungla della formazione aziendale" di Gianluca Gambirasio, FrancoAngeli 2010  

Libro

Le tecniche di presentazione in pubblico: come esporre i contenuti del corso

«Quando una cosa è detta a due persone diverse, occorre dirla in due modi diversi» André Gide

Per una presentazione efficace un formatore deve:

Separare i fatti dalle opinioni personali e dai sentimenti.

Il formatore deve sempre distinguere, all’interno del suo messaggio, la dimensione dei fatti (il contenuto neutro della comunicazione) dalle proprie opinioni personali e dai sentimenti che i fatti in questione provocano in lui al fine di evitare un approccio manipolatorio.

Partire dal conosciuto dei partecipanti.

Porre i partecipanti al corso al centro dell’attenzione. Il formatore non deve dare nulla per scontato in merito alla semplicità o complessità del contenuto, e al livello di conoscenze dei partecipanti.

Procedere logicamente dal generale al particolare.

Procedere logicamente nella formulazione dei messaggi evidenziando la loro struttura del discorso, utilizzando l’introduzione come strumento di facilitazione dell’apprendimento nell’interlocutore.

Collegare tra loro i concetti che vogliamo esporre, evidenziando i processi logici (es. causa-effetto) alla base del nostro discorso.

Le tecniche di presentazione in pubblico

 

Adeguare il numero delle informazioni.

Un errore tipico è rappresentato dall’incapacità del formatore di governare il numero delle informazioni trasferite nell’ambito di ogni singola presentazione.

Sappiamo che troppe informazioni in un breve lasso di tempo non possono essere memorizzate, a causa del fenomeno della dispersione delle informazioni. Il numero delle informazioni trasmesse devono essere adeguate, coerenti al tempo in nostro possesso e alle caratteristiche dell’aula.

Adeguare il linguaggio ai partecipanti.

Semplici termini tecnici e/o parole straniere possono stravolgere il significato della nostra comunicazione. A volte nelle medesime aziende è difficile capirsi da un settore-funzione all’altro, questo a causa di un eccessivo utilizzo di termini tecnici, propri dei diversi “saperi” (es. la procedura d70, higtligts, jtd).

Curare la comunicazione non verbale.

La sua coerenza con il contenuto. Gran parte dei messaggi che scambiamo all’interno del processo sono di natura non verbale, messaggi, che naturalmente vengono analizzati ed interpretati dai nostri interlocutori. Quando risultano incoerenti rispetto al piano verbale generano comunicazioni inefficaci.

Fare uso di esempi e metafore.

Esempi e metafore permettono ai corsisti di ancorare il contenuto  del corso alla loro esperienza e alle loro conoscenze. Un formatore di successo è un grande utilizzatore di esempi figurati. L’esempio è una sorta di campo neutro della comunicazione, dove il formatore e i partecipanti s’incontrano per scambiarsi dei significati in un terreno non troppo condizionato.

Verificare il feedback.

Sono tre le dimensioni del feedback dei partecipanti ad un corso di formazione:

  • il feedback di ascolto: i partecipanti prestano attenzione alla nostra comunicazione;
  • il feedback di comprensione: i partecipanti comprendono il significato della nostra comunicazione;
  • il feedback di accettazione: i partecipanti condividono il contenuto della nostra comunicazione.

Fare periodicamente delle sintesi.

L’efficacia delle sintesi e dei riassunti in itinere è dimostrata dal fenomeno, tipico della comunicazione umana, secondo il quale un’informazione ripetuta nel tempo tende a diventare vera. Più volte trasmetto un messaggio, per fissare nella memoria i concetti chiave, più aumento le probabilità di creazione di consenso (ridondanza della comunicazione).

E’ buona regola al termine di una presentazione, di una mattinata e/o un pomeriggio di lavoro sintetizzare insieme ai partecipanti al corso i contenuti e/o gli stimoli più interessanti.

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