Manager con la passione per l'alpinismo

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Articolo tratto dal libro:

La montagna: una scuola di management
"La montagna: una scuola di management. La determinazione del singolo e della squadra sono le chiavi del successo sul K2 come in azienda" di Agostino Da Polenza (Presidente Everest-K2-CNR) e Gianluca Gambirasio, FrancoAngeli 2008

Manager con la passione per l'alpinismo

 

«Ci sono due cose cui bisogna mirare nella vita: primo è ottenere quello che si desidera; e, in seguito, trarne piacere. Solo i più saggi ci riescono». P. Smith

    • Eddy Codega: Presidente ed Amministratore Delegato C.A.M.P.
    • Sergio Longoni: Proprietario DF – Sport Specialist
    • Heiner Oberrauch: Presidente Oberalp
    • Alberto Piantoni: Amministratore Delegato Gruppo Bialetti Industrie
    • Maurizio Roman: Amministratore Delegato Technogym
    • Gianmario Tondato Da Ruos: Amministratore Delegato Autogrill

 

  • Descriva brevemente l’attività alpinistica da lei svolta ed un suo prossimo obiettivo (alpinistico):

Eddy Codega - Inizio ad arrampicare all’età di 14 anni ed i primi passi in montagna sono con mio padre Orazio e mio zio Domenico. Già dalle prime salite in Grignetta, le montagne di Lecco, capisco che l’arrampicata sarà un qualcosa che farà parte della mia vita.

Le salite in montagna iniziano con la maggiore età e l’autonomia nel muoversi e sono soprattutto nel gruppo Masino – Bregaglia. Salite classiche come lo spigolo Vinci al Cenalo o la Via Gervasutti alla Punta Allievi, fino a quelle più impegnative come la Erba-Fumagalli sempre alla Punta Allievi e la Taldo-Nusdeo al Picco Luigi Amedeo.

Sul versante svizzero le salite lungo lo Spigolo Nord del Badile, la via “Another day in Paradise” sulla parete nord-est della stessa montagna e numerose salite nel bacino dell’Albigna.

Salite invece di stampo più moderno le salgo nelle Alpi Svizzere, in quei paradisi di roccia di Handegg, Eldorado, gruppo del Salbitschjien, Furka e dei calcarei Engelhoerner. Stesso stile per le salite compiute nel massiccio del Monte Bianco e nel Vallese Svizzero.

Guardando poi al futuro più che di obiettivi parlerei di sogni poiché sfortunatamente l’attività lavorativa, quasi per la legge del contrappasso, mi concede il privilegio di parlare quotidianamente di prodotti per l’alpinismo ma mi toglie molto dello spazio che vorrei dedicargli in prima persona.

La lettura vorace delle riviste internazionali e di tutti quei mezzi che documentano le salite nel mondo mi fanno però sognare di poter un giorno visitare luoghi nuovi dove poter vivere nuove esperienze. E’ questo l’augurio che sento di farmi oggi.

 

Sergio Longoni - La considero inesistente, basta guardare al sito della mia azienda Sport Specialist e ai testimonials che ho voluto con me per osservare che c’è un abisso fra un appassionato come me e un alpinista di punta.

Da Simone Moro a Simone Pedeferri, da Giovanni Ongaro a Fabio Palma, da Daniele Bernasconi a Adriano Selva…loro sono alpinisti con un curriculum fatto di tante ore passate in montagna ad alto livello.

Io ho fatto molte salite e molte uscite di scialpinismo, ma l’attività imprenditoriale non permette di concretizzare molti sogni. Certo sono contento delle volte che sono stato al Cervino, al Bianco e, perché no, delle centinaia e centinaia di salite al Frignone, magari da solo e in Inverno, ma sono primati personali e non mi va di spacciarle come attività alpinistiche di rilievo.

Non sarebbe giusto verso chi è davvero alpinista di alto livello. In fondo, io ho scelto un’ascensione altrettanto dura e difficile, e qualche volta pericolosa: l’imprenditoria nello sport, con uno Spirito che unisce passione e competenza.

A 65 anni appena compiuti pensare agli obiettivi magari è un tantino presuntuoso, anche se sono ancora nella giusta forma per qualche corsa in montagna, per un’uscita di scialpinismo, per un’ascensione.

L’Avventura Sport Specialist è molto esigente e non sempre riesco ad allenarmi, magari con l’ora di corsa la sera, come vorrei. Ma ho ancora i miei sogni e la domenica cerco di realizzarmi.

 

Heiner Oberrauch - Sono un’alpinista che pratica diverse discipline outdoor, ma ciò che prediligo è lo sci alpinismo. Dalle prime nevi di dicembre fino a maggio oggi settimana faccio almeno un paio di uscite: una in notturna e una durante il fine settimana.

Durante l’estate, invece, mi piace arrampicare e se tutto va bene faccio 6/7 scalate a stagione, superando passaggi tra il 4° e il 5° grado alpino. Per tenermi in forma durante l'inverno faccio qualche falesia sul Garda e molte escursioni a diverse quote.

Ma il mio grande obiettivo cade con frequenza biennale, come da accordi prematrimoniali con mia moglie: infatti una volta ogni due anni con alcuni amici organizziamo una spedizione extraeuropea di 2/3 settimane, e ultimamente abbiamo fatto diverse cime, anche di 5.000 metri, sulle montagne dell’ex Unione Sovietica. Il prossimo obiettivo? Esplorare l'Albania con lo sci alpinismo.

 

Alberto Piantoni - Diverse vie classiche come ad esempio:
- Via Bergamaschi parete nord Adamello
- Couloir Couturier nord Aiguille Verte
- Torri Sella via Messner
- Via Rayn Anguille du Plan
- Spedizione Great couloir nord Everest 1994
- Spedizione Paine Grande Patagonia

 

Maurizio Roman - Ho scalato molte vie sulle nostre pareti Dolomitiche: Sella, Marmolada, Civetta, Catinaccio, Pale di San Martino, Moiazza, ecc. Ho anche fatto delle scalate in quota sul Massiccio del Bianco.

Negli ultimi anni - da 45 a 50 anni - mi sono dedicato alla scalata di molte vette oltre i 4.000 metri sulle Alpi (quasi tutte) e qualche montagna extra europea: Huascaran Nord in Perù, Kilimanjaro in Kenia.

Negli ultimi 5 anni per vincoli dovuti al nuovo lavoro, Amministratore Delegato di Technogym, azienda situata in Romagna, l’alpinismo a certi livelli, per ragioni logistiche,  era troppo difficile da praticare.

Mi sono pertanto dedicato al ciclismo raggiungendo nel 2007 il 1° posto nella classifica WinningRanking di medio fondo nella categoria da 50 a 57 anni e 2° posto nel campionato italiano Udace medio fondo.

Per il momento continuo con il ciclismo agonistico, ma ho sempre nel mirino qualche importante 8.000 non appena gli impegni di lavoro me lo consentiranno.

 

Gianmario Tondato Da Ruos – Ho cominciato ad avvicinarmi all’alpinismo vero con il corso roccia al Cai e poi pratica, pratica, pratica. Via su via, inizi con le facili e poi sali di difficoltà. La pratica mi ha dato altre emozioni bellissime, indimenticabili: alcune “Classiche”, la via Maria sul Sella, con una traversata di 50 metri; se non ricordo male, lo spigolo della pala del Rifugio in val Canali, una lunga di oltre 1.000 metri e molte altre.

 

  • Cosa trova di bello nel praticare l’alpinismo?

Eddy Codega - Il fascino dell’alpinismo e di quelle sensazioni provate nelle prime scalate da adolescente sono qualcosa di molto intimo e spesso difficile da comunicare nel loro senso più profondo.

Il bello è nel vivere in una dimensione sempre nuova, con la natura che spesso si rende visibile all’alpinista nelle forme più incontaminate e nei suoi aspetti più selvaggi: una continua scoperta che diventa poi fonte di riflessione sul nostro mondo e sulla nostra vita.

Un altro arricchente aspetto riguarda le amicizie e le relazioni che si creano e si consolidano nel tempo, e poi l’alpinismo è bello perché si vive un confronto leale, vero, con la natura e con gli uomini: mi ritrovo con chi afferma che l’alpinismo è una scuola e le esperienze che si vivono sono di aiuto nella quotidianità.

Un parallelo potrebbe essere fatto pensando ai timori che tutti hanno provato per una salita particolarmente impegnativa da affrontare e di come una volta superata essa venga vista sotto una luce differente da come la si immaginava.

Così i problemi di tutti i giorni: il saper partire, osare, leggere le opportunità che si nascondono dietro le minacce aiuta in definitiva ad affrontare e vivere le difficoltà in maniera originale senza lasciarsi “risucchiare”.

 

Sergio Longoni - L’alpinismo è un’arte, quindi uno sport espresso ad un livello superiore. E’ il corpo che deve essere in ottima forma, come in una partita di calcio o in una corsa su strada, ma insieme ci deve essere una concentrazione superiore, perché se sbagli non perdi semplicemente una partita o una posizione in classifica.

E l’ambiente in cui si pratica l’alpinismo, beh, forse solo i subacquei possono capirlo fino in fondo, o i velisti. Si è nella natura fino in fondo, e nella natura più selvaggia. Indomabile. Sei certamente fuori sentiero, fuori da un viaggio organizzato, fuori da un palazzetto, fuori da una segnaletica. La parte bambino e selvaggia che c’è in tutti noi ne viene esaltata e appagata.

 

Heiner Oberrauch - L'alpinismo è un'attività che mi occupa a 360° e l’apprezzo perché è una disciplina al tempo stesso sportiva, spirituale, ma anche intellettuale.

 

Alberto Piantoni – La condivisione d’esperienze “personali “ attraverso una pratica in cui l’attività e l’ambiente costringono la comunicazione alla sua essenza

 

Maurizio Roman - L’alpinismo è affascinante per molti aspetti, dai paesaggi che si possono ammirare e dal piacere dell’avventura, al cercare di superare i propri limiti.

Devo dire che gli elementi che mi seducono in particolare sono legati alle sensazioni che provo durante le ascensioni. Arrampicando è molto facile riflettere: si vedono le cose dall’alto, con distacco, si è spesso in situazioni limite nelle quali si mette a dura prova il proprio equilibrio psichico, la propria volontà e determinazione.

E sono questi elementi che mi hanno allenato ad affrontare con molta serenità e lucidità anche i momenti difficili nella vita aziendale.

 

Gianmario Tondato Da Ruos - Amo molto la montagna, sono rimasto senza papà in giovane età, ma ho avuto la fortuna di avere un nonno giovane, che mi ha avvicinato agli sport alpini. Mio nonno era un sopravvissuto alla campagna di Russia, un alpino che aveva forzato l’accerchiamento sul Don, all’arma bianca, caricando i carri russi con la baionetta.

Aveva a casa tre figli che gli hanno dato la forza per tornare. Era uno dell’Armir.

La neve non la amava in pianura, la amava solo in montagna. Ogni domenica, sin da piccolo, andavamo al Pian del Cansiglio: lì ho messo gli sci all’età di tre anni e poi d’estate, su per sentieri, per funghi, per boschi.

Dopo che per anni ci cammini intorno alle montagne, quelle vere, che per me restano le Dolomiti, ti viene la voglia di salire, di capire cosa si vede e cosa si sente sulla cima.

Ci sono cose nella vita che non si dimenticano, emozioni che restano dentro, la montagna me ne ha riservate più di una.

La prima volta che sono arrivato sulla cima del Civetta l’ho fatto per la via normale, è stato indimenticabile: avevo 15 anni, era una giornata limpida di fine agosto, era il 1975 e lo ricordo come fosse ora.

Ci ero girato intorno tante volte a questa grande montagna, dal rifugio Coldai, passando per il Tissi, poi il Vazzoler e infine al Carestiato, da dove scendevo a prendere la corriera pubblica al paese di Zoldo. Un giorno mi sono detto: ma perché non ci salgo? Dev’essere bello là in cima.

La cima è bella. È un piccolo terrazzino di non più di 100 metri quadri, da una parte c’è il Pelmo, grande, poderoso e, davanti, la vertiginosa parete nord. Credo siano più di mille metri di salto.

Vedi giù il rifugio Tissi, piccolo, e più giù, molto più giù, il lago di Alleghe. E poi davanti a te l’infinito, montagne, cime, picchi a non finire. Ti pare di essere sulla cima del mondo, la parete nord dov’è stata aperta, se non sbaglio, la prima via di sesto grado, la Solleder: dà un senso di altitudine, di vertigine, unico, lì sopra vorresti tramutarti in un uccello e saltare.

Ci sono salito poi altre volte, per altre vie, ma non sono più riuscito ad arrivarci con una giornata così chiara, così tersa come allora. Meglio così, quella visione di 40 anni fa resta ancora con me.

 

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