La sindrome di Polifemo

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La sindrome di Polifemo

Quando nel settembre 2006 vennero arrestati i due ragazzi responsabili di aver lanciato una masso da un ponte autostradale della Roma-Napoli, provocando la morte di un automobilista di passaggio, il professor Michele Piccione, titolare della Clinica psichiatrica dell’Università La Sapienza di Roma, intervistato, commentò il caso con le seguenti riflessioni:

“Questi non sono malati, sono criminali.

Poveri, poverissimi perché mancano anche di quei valori interiori, anche i più semplici, che tutte le persone possiedono.

Mancano delle capacità naturali, hanno perduto anche quelle.

Hanno un vuoto. Il vuoto che impedisce di comprendere la differenza tra un gesto inutile ed uno utile, fra un divertimento vacuo ed uno produttivo.

Non sono malati, sanno benissimo quello che fanno.

Il loro è un gesto volontario fatto con l’intenzione di colpire.

Come fosse un tiro a segno, per vincere l’orsetto (...).

“Perché scegliere un sasso così pesante per colpire quando sarebbe bastato molto meno?

“È la furia dell’impotente.

Potremmo parlare di sindrome di Polifemo.

Come il gigante accecato al colmo dell’impotenza si mise a scagliare sassi, così questi due giovani hanno impiegato il massimo della loro potenzialità in un gesto smisuratamente idiota”9.

Oggi viviamo nell’era del “Gaming” in cui tutto diventa “gioco” o può essere percepito come tale.

Stiamo attraversando un’epoca in cui i confini tra la realtà e la finzione sono definitivamente scomparsi.

Anche la strage del 12 novembre 2003 a Nassiriya, in Iraq, è diventata una fiction per la TV.

L’arrivo della playstation 3 è l’evento più atteso dell’anno da un folto numero di adolescenti come anche di adulti, perché il Gaming, in questo senso, coinvolge fasce di età sempre più ampie.

La sindrome di Polifemo

Nessuna meraviglia, dunque, se gli stadi diventano teatri di violenza, se le coppie si separano perché lui o lei a notte fonda si ritrovano in una community su Internet a giocare a far la guerra o a dar la caccia alle spie.

Non ci sorprende più di tanto ormai che le classi scolastiche siano diventate delle tribù per spontanei e folcloristici spot pubblicitari di telefoni cellulari che squillano e filmano in continuazione tutto e tutti.

Non facciamo più caso a tutte quelle persone che nei bar tabacchi sono incollate ai videogiochi per delle ore o grattano freneticamente tagliandi in attesa che la fortuna finalmente li tocchi.

La sindrome di Polifemo colpisce chi non è in grado di – o chi non viene aiutato a – costruirsi un sistema di valori di vita, sani, “normali”, orientati al godimento delle cose semplici e soprattutto autentiche.

Come osserva ancora il prof. Piccione, “Per i nostri giovani la famiglia, la scuola, gli amici spesso hanno smesso di essere un punto di riferimento, generatori di valori cui alimentarsi di cose buone.

Tanti giovani vengono lasciati alla deriva non di se stessi ma del senso del male” 10 .

A buon intenditore, poche parole.

La conclusione è che il vuoto interiore non gestito impedisce qualsiasi evoluzione personale, trasformando nel tempo l’animo della persona in un antro angusto e molto pericoloso.

Esattamente come quello del ciclope Polifemo.

9 Intervista di Daniela Schiazzano ne Il Messaggero del 22 settembre 2006. 74

10 Ibidem.

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