Passato, presente e futuro

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Passato, presente e futuro

Il tempo ruba i contorni ad una fotografia.

Renato Zero, nella canzone “Amico”

Nel 1955 Albert Einstein scrisse una lunga lettera di condoglianze alla sorella di Michele Besso, un amico di vecchia data scomparso qualche settimana prima di lui.

La lettera di Einstein si concludeva con una frase che ben riassumeva le concezioni dello scienziato e della fisica moderna nei confronti del tempo: “Egli mi ha preceduto di un poco nel congedarsi da questo strano mondo.

Ma ciò non significa niente.

Per noi che crediamo nella fisica la divisione tra passato, presente e futuro ha solo il valore di un’ostinata illusione”.

Le parole di Einstein non volevano avere un significato rituale o consolatorio: esse toccano infatti un classico “problema”, quello del tempo, che per la fisica moderna non è caratterizzato da un flusso obbligato, da una freccia direzionale ed irreversibile che indichi lo svolgersi di un processo dal passato verso il futuro, attraverso il presente.

Come abbiamo già visto, è importante tenere distinti i due diversi significati della parola “tempo”, uno che rimanda alla nozione di tipo oggettivo – quella della fisica – ed uno di tipo soggettivo che è alla base della coscienza umana, derivante dal fatto che condividiamo i ritmi della natura e abbiamo un senso dell’ordine che dipende dal nostro avere una memoria del passato.

Tale senso dell’ordine coincide di fatto con il nostro senso dell’identità e con la nostra esigenza – “illusoria” secondo il pensiero di Einstein – di definire o “scomporre” in qualche modo le “tre dimensioni” del tempo in cui viviamo.

Jorge Luis Borges, addirittura, lega in modo suggestivo la memoria personale all’esistenza di una memoria universale nella quale poterci rispecchiare non solo come individui ma come genere umano: “Si sa che l’identità personale risiede nella memoria e che la scomparsa di quella facoltà comporta l’idiozia.

Si può pensare lo stesso dell’Universo.

Senza un’eternità, senza uno specchio delicato e segreto di ciò che è passato per le anime, la storia universale è tempo perduto e con essa la nostra storia personale – il che scomodamente fa di noi altrettanti fantasmi”.

Tuttavia, la memoria individuale di oggi differisce da quella delle altre epoche perchè la sua dimensione spaziotemporale è infatti spesso ambigua e sfuggente in quanto il nucleo di ogni nostro specifico ricordo viene rivestito da stratificazioni aspecifiche, contaminato e appannato da continue, nuove esperienze.

Questo concretamente significa che, rispetto al passato, non solo siamo bombardati da un massiccio flusso di immagini -vere o virtuali, naturali o artificiali – veicolate dai media, dalla pubblicità, dalle tecnologie integrate, dai videogiochi, da Internet ma abbiamo anche un numero incredibilmente più elevato di “occasioni di vita” – contatti, incontri, vissuti, viaggi, tempo personale, sport, divertimenti...

Viviamo, insomma, in una dimensione in cui la memoria del passato, oltre a riferirsi al “nostro” passato, si nutre in maniera profonda anche delle memorie degli altri e di quelle della collettività a cui ognuno appartiene, “amplificate” come mai era successo nella storia.

Da un punto di vista strettamente umano e quindi psicologico, noi “abbiamo bisogno di illuderci” che esistano “tre dimensioni del tempo”, al fine di rassicurarci e soprattutto avere delle coordinate mentali attraverso le quali orientarci e poter attribuire significati non solo allo “scorrere del tempo” soggettivo ma anche alle esperienze temporali delle altre persone e alla complessità degli eventi che accadono.

“La vita si divide in tre momenti: passato, presente, futuro.

Di questi il presente è breve, il futuro dubbio, il passato certo.

Su quest’ultimo la sorte ha perduto ogni potere: il passato non può più dipendere dal capriccio di alcuno.

“È la parte sacra e inviolabile del nostro tempo: sta al di sopra di tutti gli eventi umani, fuori dal dominio della sorte, non presenta incognite, non è toccata da povertà o malattie, non può essere sconvolta o esserci strappata: la si possiede così com’è per sempre, senza brividi.

“Basta un cenno e il passato ci starà davanti e lo potremo valutare e trattenere...

“Il presente è brevissimo, tanto da poter sembrare inesistente; infatti è sempre in movimento, scorre, precipita, cessa di essere prima ancora di arrivare...” 4 . Seneca

L’identità personale è dunque costantemente rafforzata/consolidata dai ricordi/vissuti del nostro passato – sui quali, come sottolinea Seneca, il Fato non può più nulla.

Passato, presente e futuro

La casa della memoria rappresenta l’ambiente privilegiato nel quale riporre il distillato psicologico ed emotivo delle nostre esperienze.

Sarà probabilmente per questi motivi che a volte siamo così attaccati al passato da non potercene liberare.

Tuttavia, il nostro senso di identità personale – “chi siamo, da dove veniamo e dove stiamo andando” è sempre in mutazione e movimento e vive di una continua osmosi tra il ricordo di ieri, la percezione dell’oggi e le proiezioni sul domani.

L’intuizione di Moliére, grande autore di teatro, ce lo ricorda: “Il passato è il nostro presente, ed il presente è il nostro passato”.

La citazione significa che noi siamo il risultato di una continua metamorfosi in cui nulla va perduto, né del passato, né del presente, perché si sedimenta nel fondo della nostra coscienza rimodellando di continuo la nostra personalità, proiettata verso il futuro.

Ogni giorno, noi ci portiamo dietro il bagaglio dell’intera vita vissuta fino a quel momento.

Per qualcuno è un pesante fardello, per qualcun altro un piacevole compagno di viaggio.

Passato, presente e futuro indissolubilmente ed armoniosamente legati tra loro, con un dinamismo tale per cui il tempo stesso si rinnova dandoci l’impressione che “domani sarà un altro giorno”, perché sarà, per certi aspetti fortuiti od intenzionali, un nuovo giorno diverso dagli altri e comunque tutto da vivere.

Trovo molto rilevante il fatto che, riguardo questa sorta di “armonia del tempo”, sia le filosofie orientali, sia quelle occidentali abbiano trovato un ideale punto di incontro:

“Così parimenti fugge il tempo e parimenti sopraggiunge e sempre si rinnova; ciò che prima è stato viene abbandonato, ciò che non è stato ancora ora avviene; ad ogni istante altro ne sottrae”.

Ovidio, Le Metamorfosi

“Dopo un tempo di declino viene il punto di svolta. La luce intensa che era stata scacciata ritorna.

C’è movimento, ma non è determinato per violenza... Il movimento è naturale, sorge spontaneamente.

Perciò la trasformazione di ciò che è invecchiato diventa facile.

“Il vecchio viene rifiutato e ad esso subentra il nuovo.

“Entrambe le misure sono in accordo con il tempo; perciò non ne risulta alcun danno”.

I Ching

La Psicologia contemporanea, sintetizzando per noi “moderni” questa antica sapienza nel concetto del “vivere qui ed ora”, ci suggerisce di guardare il tempo non come una rigida separazione di passato, presente e futuro, bensì come un “continuo presente”, sempre rinnovato o rinno- vabile e fatto di una progettualità sostenibile.

L’invito riguarda soprattutto il fare attenzione a non radicarsi mentalmente nel “tempo che non c’è”, vale a dire vivere in un passato od in un futuro remoti appesantiti da rimpianti o preoccupazioni.

4 “De Brevitate Vitae”, in Seneca il Tempo, a cura di Nedda Sacerdoti, Nuovi Equilibri, Viterbo 1992.

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