Patologie legate ai cambiamenti

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Patologie legate ai cambiamenti

Le persone “normali”, nel senso di equilibrate, nel corso della loro vita assecondano o guidano i cambiamenti cercando di trarre opportunità di crescita e di miglioramento, assumendosi in prima persona la “responsabilità” del governo degli eventi.

Il termine “responsabilità” viene da “risposta” e significa sia “essere chiamati a dare una risposta, nel senso di spiegazione del proprio modo di comportarsi”, sia “essere pronti a dare una risposta competente” per risolvere le diverse situazioni della vita.

Tali significati sono alla base, ad esempio, del concetto anglosassone di “Empowerment”.

Le persone “empowered”, responsabilizzate, sanno come comportarsi, come agire, come intervenire.

Il loro principio guida coincide con l’illuminante citazione di Martin Luther King: “Può darsi che non siete responsabili della situazione in cui vi trovate, ma lo diventerete se non fate nulla per cambiarla”.

Chi riesce a governare in modo intelligente le evoluzioni personali e lo scenario nel quale si trova a vivere, senza ritrovarsi in balia delle circostanze, ha sicuramente una marcia in più ed in qualche caso anche la trazione integrale rispetto a quelle persone che passano la vita a “grattare” con la vana speranza di vincere qualcosa.

In effetti, possiamo constatare che le persone in grado di governare efficacemente i cambiamenti durante il corso della loro vita sono veramente poche, ecco perché è così difficile essere “normali”!

Ognuno di noi affronta “bene o male” le sue piccole o grandi difficoltà della vita, ma quello che oggi possiamo osservare è il fatto che sempre più persone reagiscono patologicamente ai cambiamenti “imposti” dalla vita.

Sebastiano Magnano, medico e psicoterapeuta, fautore della Terapia del Cambiamento e della Trasformazione evolutiva 5 , parla di “blocchi evolutivi” che possono interrompere il percorso di crescita personale e che danno l’impressione, a chi ne è colpito, di essere come intrappolato senza disporre di una via di uscita.

Tra i più frequenti blocchi evolutivi, Magnano evidenzia:

  • scelte sbagliate – nel senso di non funzionali al benessere – nel- l’ambito sentimentale, familiare, lavorativo;
  • amori tormentati dai quali una persona non riesce a staccarsi;  
  • insuccessi vissuti negativamente, con grave danno per l’autostima;
  • esperienze negative, dolorose, traumatiche che hanno generato risentimenti, odi e rancori;
  • dipendenza da persone, da cose, da eventi dai quali si sente il bisogno di staccarsi;
  • modalità di mettersi in relazione con gli altri, riconosciute inefficaci,
    dalle quali tuttavia la persona fa fatica a sottrarsi;
  • comportamenti e atteggiamenti che si sono fissati nello stile personale e danneggiano le relazioni, le attività, le amicizie;
  • rapporti sbagliati con il proprio corpo, la sessualità, il cibo;
  • abitudini pericolose – come ad esempio correre spericolati in moto
    e/o in macchina – dipendenza da alimenti dannosi, tabacco, alcool,
    droghe, internet, videogiochi;
  • comportamenti coatti, compulsavi, inibizioni, ossessioni, fobie;
  • perdita di vitalità, senso di abbandono e fallimento, noia, apatia,
    abulia, depressione.


Possiamo aggiungere alla lista anche la verginità prolungata in età matura, non tanto per scelta quanto appunto come risultato di un blocco inibitorio imputabile a diversi fattori tra i quali il più diffuso è un’educazione familiare e/o religiosa fortemente repressiva.

Oltre ai blocchi evolutivi, che possono essere rimossi attraverso opportuni interventi medici e psicologici, esistono altre patologie ancora più complesse, caratterizzanti la nostra epoca contemporanea, di cui non è sempre facile individuare un adeguato “trattamento”.

Vediamone un esempio.

Patologie legate ai cambiamenti

 

Il complesso del gabbiano

Esistono persone disturbate da quello che possiamo definire il “complesso del gabbiano”.

Come l’uccello marino, tali individui vivono “in volo perenne”, in continuo e frenetico movimento, presi in un turbinio esistenziale che genera inquietudine, instabilità, disorientamento.

In alcuni casi, sintomi maniaco-depressivi evidenziano tale condizione.

A volte, il complesso del gabbiano può riguardare persone che hanno reciso i loro legami familiari in modo traumatico, rinnegando addirittura le loro “radici” affettive e ritrovandosi nell’eterna ricerca di loro stessi.

Cambiare continuamente vita/partner/modo di essere/lavoro è il loro chiodo fisso.

La seguente poesia di Vincenzo Cardarelli (1887-1959) rappresenta un’icona letteraria in cui è facile ritrovare alcuni tratti psicologici di chi “vive la vita soltanto sfiorandola”.

“Non so dove i gabbiani abbiano il nido, ove trovino pace.

Io son come loro, in perpetuo volo.

La vita la sfioro

com’essi l’acqua

ad acciuffare il cibo”

Oppure possiamo incontrare persone che “più hanno e più desiderano”, difficilmente accontentabili, preda di una noia esistenziale tanto grande quanto gli agi ed i lussi in cui vivono.

Oggi sono in numero sempre più crescente, magari possiedono una o più case, hanno un lavoro ben retribuito, macchine, beni, genitori che l’aiutano ma un’ombra di profonda insoddisfazione vela il loro sguardo.

Il caso dell’Imperatrice Elisabetta d’Austria – detta Sissi (1837 - 1898) – è veramente emblematico al riguardo.

Il suo destino fu segnato fin da giovanissima da un senso di oppressione e di inquietudine che l’accompagnò per tutta la vita.

Ecco una poesia, tra le tante scritte da Sissi, che esprime molto chiaramente la sua ricorrente condizione psicologica.

“Sono un gabbiano che appartiene a nessuna terra, nessuna spiaggia è la mia casa, nessun posto mi lega, volo di onda in onda” 6

Il problema di queste persone “troppo soddisfatte” è l’aver avuto vicino qualcuno che hanno risolto sempre i problemi al posto loro, non hanno mai inviato un curriculum né si sono messe in gioco con la volontà di cavarsela da sole per sviluppare le proprie risorse personali.

Hanno preferito aspettare passivamente, perché magari anche incoraggiate a farlo (!), una raccomandazione piuttosto che dimostrare il loro valore.

In questi casi, l’inquietudine e/o la noia vissute sono il chiaro sintomo di una personalità non temprata dal fuoco dell’autonomia psicologica che si conquista soltanto facendo esperienze di vita, senza l’ovattata protezione di genitori o “caregivers” 7 particolarmente compiacenti.

Bambini ad esempio molto viziati o troppo agevolati avranno difficoltà da adulti a sopportare la durezza di certi inevitabili momenti della vita.

Aspetteranno sempre che il pesce gli salti in bocca da solo o che qualcuno glielo porga piuttosto che andarselo a pescare da soli.

Il complesso del gabbiano è soprattutto il simbolo del vagheggiamento di una condizione ideale di vita, del volere essere sempre uno “spirito libero” che non segue regole né restrizioni, aduso ad un nomadismo psicologico ed affettivo privo di punti fermi.

Il grande rischio sempre in agguato è la frustrazione che nasce dallo scarto vissuto tra il Sé reale ed il Sé ideale.

La persona confonde l’irrequietezza con la “creatività” e la voglia di libertà spesso degenera in un libertinaggio auto ed eterodistruttivo.

L’individuo affetto da questo complesso paga un conto salato in termini di dispersione di energia e mancata costruzione di una personalità stabile e compiuta.

Un prezzo salato proprio come l’acqua del mare sul quale vola alto il gabbiano di scogliera.

5 https://www.salute-scuola.it/psicoterapia/terapia_del_cambiamento.htm

6 Nordsee lieder 7, 1885 – Canzoni del mare del nord, n° 7, 1885.

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