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Articolo tratto dal libro:
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«Io dispongo di sei onesti servitori, essi mi hanno insegnato tutto ciò che conosco. I loro nomi sono Cosa, Perché, Quando, Dove, Come e Chi». Joseph Rudyard Kipling
La nostra attenzione e la nostra concentrazione sono tanto maggiori quanto più siamo interessati all’esperienza che stiamo vivendo. Pensiamo alla prima cena con una persona di cui eravamo innamorati, quanti cali di attenzione abbiamo avuto? Nessuno. E
come l’abbiamo ascoltata? Guardandola negli occhi per tutto il tempo, con uno sguardo e un linguaggio del corpo che esprimevano tutto il nostro interesse, non è vero? E cosa vi ricordate di quella serata? Molto, ancora adesso, per non dire tutto.
Quindi la nostra capacità di porre attenzione in aula è proporzionale all’interesse che suscita in noi l’argomento e il contesto.
E’ dimostrato che dopo 40 minuti (qualcuno dice 20) il nostro livello di attenzione cala drasticamente, e questo dipende molto dalla capacità del docente di variare le modalità di comunicazione, di fare ogni tanto delle pause, di ripetere e riassumere i concetti, di coinvolgere le persone in domande, dibattiti, giochi, esercitazioni.
Un antico adagio indiano recita che “il maestro può dare all’allievo nella misura in cui questo è disponibile a ricevere”.
Questo significa che il giusto atteggiamento dell’allievo è fondamentale non solo per la sua capacità di porre attenzione, di apprendere e memorizzare, ma anche per creare la migliore situazione possibile perché il docente si senta motivato a dare il massimo.
Se abbiamo fatto una buona preparazione mentale, se siamo arrivati al corso pieni di aspettative costruttive, disponibili e desiderosi di imparare cose nuove, convinti intimamente della bontà della formazione, pronti a cambiamenti migliorativi, e decisi a vedere solo gli aspetti positivi, sarà facile mantenere spontaneamente la nostra attenzione a un ottimo livello.
Mantenere una buona attenzione in un corso significa “saper ascoltare” chi parla che è diverso da “sentire”.
“Sentire” è semplicemente il fenomeno fisico delle onde sonore che arrivano alle nostre orecchie. Sentire non serve a molto, è il caso dell’alunno che durante la lezione è rimasto per tutto il tempo a occhi fissi con i suoi pensieri e le sue fantasticherie e non saprebbe ripetere una parola di quello che è stato spiegato.
Questo errore, cioè di pensare ad altro mentre ascoltiamo, è in molti casi la conseguenza della diversa velocità del nostro pensiero rispetto alla velocità del discorso.
Per questo, se non poniamo coscientemente attenzione e sincero interesse alla persona che ci sta parlando, accade molto spesso che la nostra mente inizia a elaborare quello che sta ascoltando, formula congetture sulle finalità del messaggio e anticipa le risposte da dare o i commenti da fare.
Ascoltare significa ‘comprendere il messaggio’.
Ci sono vari modi di ascoltare in aula:
L’ascolto passivo
L’ascolto selettivo
L’ascolto attivo
L’ascolto attivo è quello che ci aiuta a ottenere la massima profittabilità.
Abbiamo visto che un calo dell’attenzione è nel tempo un fenomeno normale dovuto alla nostra fisiologia. Ferma restando una buona preparazione fisica e mentale, ci sono una serie di cose che possiamo fare per intervenire quando ci accorgiamo di un certo calo di attenzione:
A proposito di comfort zone, a dimostrazione di quanto velocemente creiamo abitudini, molte volte ci capita di osservare che quando uno cambia la sedia, arriva qualcuno e afferma “questo era il mio posto!”.
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