Dirigenti che non sanno parlare in pubblico

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Dirigenti che non sanno parlare in pubblico

 

Perché si verifica:

Alcuni dirigenti e professional non riconoscono o, ancora peggio, non vogliono ammettere la loro incompetenza nel parlare in pubblico.

Queste persone dimostrano un atteggiamento autoreferenziale e di presunzione; provano a mascherare la loro ansia ed insicurezza dietro un paravento di terminologie inglesi sempre più sofisticate e/o citazioni dotte che sortiscono l’unico effetto di rendere incomprensibili i concetti che vanno esponendo in quel momento.

Parlano a se stessi invece che rivolgersi all’uditorio, non seguono un filo logico e/o non hanno un approccio strutturato e semplificante in funzione di chi ascolta.

Gli indicatori di tale inefficacia comunicativa sono:

  1. Utilizzo del linguaggio “negativo” – squalificante, improduttivo ed emotivamente disturbante la sensibilità dell’uditorio
  1. Autoreferenzialità molto spinta
  1. Presenza di tic linguistici ed espressivi
  1. Invenzioni linguistiche
  1. Lapsus incresciosi

Le conseguenze per l’organizzazione:


Danni di immagine

Inefficacia comunicativa

Percezione di perdita di tempo e di valore contenutistico in chi riceve la comunicazione

La soluzione correttiva:

  1. Riconoscere ed eliminare nel proprio stile di comunicazione le forme di linguaggio negativo. Ecco alcuni esempi disfunzionali tratti dalla realtà:- “Niente io…” (detto all’inizio dell’intervento)
    - “Sarò breve”
    - “Vi rubo solo alcuni minuti”
    - “Tanto dobbiamo rimanere qui fino alle 17.00”
    - “Sono qui perché me l’ha chiesto il presidente…”
    - “Come voi mi insegnate”
    - “Come sapete benissimo”
    - “Capite bene”
    - “Quello che dico è banale”
    - “Vi porto un esempio banale”
    - “Attimino”
    - “Pochettino”
    - “Anticipino”
    - “Non è opportuno non considerare…” (in italiano, la doppia negazione ostacola la comprensione)
    - “Non banale”
    - “Non voglio annoiarvi”
    - “Ho una cattiva memoria”
    - “Spero che i due neuroni che mi sono rimasti in testa funzionino ancora”
    - “Spero di non avervi annoiato”
    - “Il tempo è tiranno”
    - “Il tempo a nostra disposizione è finito”
    - “Si dice che”/ “Sembra che”/ “Appare chiaro” (in italiano, forme riflessive e verbi apparenti ostacolano la chiarezza espositiva)
    - “Me ne può fregare di meno”
  1. Evitare espressioni di autoreferenzialità sempre più stucchevoli, la falsa modestia, “adagi” ormai logori, l’umorismo negativo, soprattutto nella fase di apertura, e metafore belliche:- Moderatore: “Ringrazio i relatori che ci hanno onorato della loro presenza…” (Bisogna prima ringraziare il pubblico che è intervenuto e poi, solo se sono stati efficaci, i relatori)
    - Autobiografismo “ipnotico”: Presidente di una società di servizi, 45 minuti di intervento i primi 40 spesi a parlare dei suoi primi 50 anni di lavoro e soltanto 5 minuti dei vantaggi di un accordo quadro da stipulare con un’associazione. Il problema è che ormai dormivano tutti…
    - “Faccio la spola tra l’Italia e gli Stati Uniti – ripetuto più volte – ho una casa in America e tra qualche giorno riparto”.
    - “Mi ricordo, quando ho iniziato la carriera tanti anni fa, di un vecchio adagio che recitava “chi sa fare fa, chi non sa fare insegna…”
    - “Saluto mafioso”: “Ringrazio tal dei tali, l’organizzazione e soprattutto gli amici che vedo qui di fronte a me…” (Il resto dell’uditorio è stato freddamente escluso dai saluti)
    - “Bin Laden ha un’impresa di demolizioni…”
    - Inutili Scuse per un ritardo “C’è stato un incidente” oppure “C’è una vera e propria emorragia di traffico…” (detto con tono trafelato e molto ansioso)
    - Effetto “commissione d’esame” per presentare un libro: 5 relatori + 1 moderatore + l’autore (L’uditorio, invitato ad interagire con l’autore, era piuttosto intimorito)
    - “Non so perché quando si tratta di progetti complessi tocca sempre a me presentarli…”
    - “Sono la persona meno indicata a parlarvi di queste cose”
    - “Sicuramente ne sapete più di me”
    - “Prendiamo esempio da Napoleone perché era un grande stratega”
    - “Vinceremo la guerra per accaparrarci i migliori talenti”
    - “Il Marketing è guerra e bisogna avere l’elmetto in testa quando usciamo a vendere” Per fortuna ci fu Waterloo a fermare quell’imperialista sanguinario che era Napoleone. Come anche nel caso di citazioni relative a Sun Tzu e al suo libro “L’arte della guerra”, suggerisco di evitare malsani paragoni con modelli belligeranti per spiegare l’azienda e/o il funzionamento dei mercati, ed utilizzare esempi più pacifici, creativi e umanamente più accettabili.
  1. Epurare il proprio stile di comunicazione da tic linguistici ed espressivi come ad esempio¥ Il “no” posto al termine della frase e/o come intercalare
    - “Ehm”, “Uhm”, “Mah”
    - “Ahimè!”
    - “Ritengo”
    - “Ok?”
    - “Diciamo che”
    - “Piuttosto che”
    - “Praticamente”
    - “Assolutamente si!”
    - “In buona sostanza”
    - “Sostanzialmente”
    - “In breve”
    - “In short”
    - “Capite bene che…”
    - “Come dire”
    - “Passatemi il termine”
  1. Attenzione a lapsus incresciosi e/o a errori madornali come ad esempio:-“Mi dispiace essere qui con voi oggi”
    - “Dopo aver perso tempo con gli interventi precedenti…”
    - “Spero di dover accorciare il mio tempo”
    - “Voglio spezzare un’arancia…”
    - “Ho il patè d’animo”
    - “Siamo agli antilopi del concetto di…”
    - “Voglio fare una minzione speciale per…”
    - “Per aster ad aspra!” (La citazione latina corretta è: “Per aspera ad astra”)
  1. Anche se alcune “invenzioni linguistiche” possono risultare simpatiche, il suggerimento è comunque di evitarle, per assicurare sempre il necessario livelloqualitativo richiesto alle figure manageriali nella comunicazione:-“Ho avuto le mie scornature”
    - “Se googolate su Internet…”
    - “Siamo in ritardino sui tempi…”
    - “Devo semaforare gli interventi“
    - “Il tempo domani sarà piuttosto bruttarello” (Detto in televisione durante le previsioni meteo)
    - “Alla manifestazione ci saranno molti carrozzellati” (Detto dal presidente di una onlus di servizi per persone diversamente abili)
    - “Deliveratemelo più tardi” (Detto da un manager alla conclusione di una riunione, in riferimento ad un documento di sintesi)
Dirigenti che non sanno parlare in pubblico

Da ricordare:

  • Chi ascolta ha bisogno di comprendere il messaggio – farlo proprio, interiorizzarlo per metterlo in pratica – e non soltanto di capirlo nei suoi significati letterali.
  • Un intervento in pubblico deve seguire lo stesso principio delle riunioni: Il valore in-formativo generato da chi parla in quel momento deve essere così specifico ed unico che nessun altra modalità di comunicazione avrebbe potuto sostituirlo e i partecipanti lo percepiscono tale.
  • L’uso di parolacce e del turpiloquio negli interventi in pubblico squalificano sia l’immagine del relatore, sia i contenuti esposti ed inquinano psicologicamente l’uditorio.
    Come i veri comici non hanno bisogno delle parolacce per far ridere il loro uditorio, così i veri relatori non devono aver bisogno del turpiloquio per essere comunicatori efficaci.
  • La guerra è soltanto morte e distruzione, mai potrà essere considerata un’arte: evitate metafore, modelli ed immagini che rimandano al concetto di guerra per spiegare e/o illustrare contenuti manageriali e aziendali.

Applicazioni:

Manager, figure chiave e referenti di progetto interni all’organizzazione devono curare la qualità dei loro interventi in pubblico soprattutto nei seguenti contesti:

  1. Interventi in meeting e convention aziendali
  1. Apertura e/o chiusura di corsi di formazione gestiti da società di consulenza esterne
    (Considerata la pessima modalità con la quale spesso questi interventi vengono condotti, il suggerimento è condividere e magari anche concordare prima i messaggi e/o la modalità di intervento con il formatore che dovrà gestire l’aula)
  1. Interventi in convegni pubblici

Da ricordare:

  • Obiettivo “zero sbadigli” durante l’intervento.
  • Vietato ammorbare l’uditorio con la lettura di interi documenti e/o la proiezione ininterrotta e massacrante di slide. Risparmiate al vostro uditorio inutili sofferenze!

Piano d’azione per il lettore:

  1. Domande per la riflessione operativa:

Ha mai avuto occasione di svolgere un intervento in pubblico?

In caso affermativo, quali considerazioni ha fatto o può fare riguardo l’efficacia del suo stile comunicativo?

Qual è il grado di “purezza linguistica” – da valutare rispetto ai punti visti sopra – del suo stile di comunicazione?

Nell’organizzazione dove lavora, chi svolge interventi di comunicazione in pubblico viene supportato da una formazione specifica e mirata a rafforzare questo tipo di competenza?

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