Manager e responsabili non hanno le capacità o, ancora peggio, la volontà di mediare per risolvere i conflitti.
Di solito, le cause di conflitto all’interno delle organizzazioni possono essere legate ai seguenti fattori:
Oltre all’incapacità e/o alla mancanza di volontà di risolvere i conflitti, anche una certa cultura organizzativa può incoraggiare a lasciare i conflitti irrisolti.
Ecco alcune frasi tipiche che esprimono questo approccio culturale:
“Sei appena arrivato, cerca di non creare imbarazzo ai colleghi”
“Qui sei solo un numero”
“Vivi e lascia vivere”
“Per evitare rogne, fai sempre quello che ti si dice di fare”
“Tanto non succede mai nulla di grave”
“Nessuno lo verrà a sapere”
“Fatti gli affari tuoi e campi cento anni”
“Non è di mia competenza”
“Lo fanno tutti”
“Tanto è uguale”
“Tutte le aziende sono uguali!”
“Non ti impicciare di cose più grandi di te e che non ti riguardano”
“Per il quieto vivere, lascia perdere …”
Impegnarsi a fondo nella prevenzione dei conflitti attraverso la creazione di condizioni organizzative orientate al benessere lavorativo e all’efficacia manageriale.
Nel caso in cui un conflitto insorga, innescare subito il circolo virtuoso per gestirlo, con l’obiettivo di ridurre progressivamente i livelli di conflittualità all’interno dell’organizzazione:

Da ricordare:
“Situazione in cui le persone sono in antagonismo tra loro rispetto a punti di vista, posizioni mentali, interessi, bisogni e, a volte, a valori che vengono percepiti/vissuti come “inconciliabili”.
Le domande manageriali da porsi prima di iniziare mediazioni e negoziazioni interne:
La maggior parte di noi prova disagio durante un conflitto perché non siamo stati educati/abituati fin da piccoli alla gestione intelligente delle emozioni che consiste in quattro punti fondamentali:
Il semaforo relazionale:
Il modello del “semaforo relazionale” ci aiuta a comprendere che non tutti i conflitti vengono per nuocere nel senso che intanto possiamo differenziarli per caratteristiche, funzioni ed effetti.
Nel “segnale di luce verde”, ad esempio, possiamo trovare quelle discussioni e quei confronti, anche accesi, che rendono vivo e vivace il mondo comunicativo degli adulti.
La luce è verde proprio perché consente alle relazioni di transitare liberamente sulla via del confronto aperto, della crescita e della stimolazione orientata a trovare una soluzione.
A questo livello, ben vengano quindi anche toni coloriti e passionali se rimangono confinati nel recinto del rispetto reciproco e del “senza offese per nessuno”.
La luce gialla segnala, invece, che la discussione si è trasformata in tensione e che bisogna quindi prestare molta attenzione alle dinamiche in gioco e agli “incroci pericolosi” delle prese di posizione forti.
La tensione in atto evidenzia che la spinta antagonistica della comunicazione sta diventando più forte di quella collaborativa.
Al rosso bisogna fermarsi perché la tensione è degenerata in un conflitto: insulti, turpiloquio e minacce legali sono gli indicatori del livello di conflittualità in atto.
Nel modello psicologico del semaforo, attraversare la strada con il rosso significa esporsi al pericolo di incidenti relazionali ed emotivi, con conseguenze e ripercussioni più o meno gravi nella vita personale e/o lavorativa.
Fermarsi vuol dire interrompere il conflitto in atto con una tregua e ragionare su quale può essere il momento ed il modo più opportuni per ripartire verso una soluzione accettabile, smorzando i toni e recuperando emotivamente la relazione.
Ecco alcune tipiche situazioni organizzative che possono avere il via libera – luce verde – se vissute come opportunità di confronto costruttivo oppure richiedere lo stop della luce rossa nel momento in cui innescano spirali conflittuali negative:
Nell’organizzazione in cui lavora, esistono conflitti irrisolti?
Quali sono le modalità prevalenti con le quali il management cerca di appianare i conflitti?
Cosa ne pensa del modello del semaforo relazionale come chiave di lettura per definire diversi livelli di conflittualità positiva e negativa?
E’ applicabile nel suo contesto? Se si, come pensa di utilizzarlo nella sua pratica manageriale?
Si è trovato coinvolto in una dinamica di conflitto all’interno della sua organizzazione? Se si, come l’ha risolta?
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