Presentazione libro: Umorismo & management

Corso di formazione
Umorismo & Management
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Indice

Prefazione, di Claudio Pasini

Introduzione

1. Leader sapiens, leader ridens

1.1 L’umorismo e le sue manifestazioni

1.1.1 Il Sentimento del Contrario

1.1.2 La Comicità e l’Ironia

1.1.3 La Satira

1.1.4 Il Grottesco

1.1.5 Il Paradosso

1.1.6 La Caricatura

1.1.7 Il Non Senso, il Demenziale ed il Dry Humor

1.1.8 Una sintesi concettuale

2. Quando l’umorismo manca

3. Lo stato dell’arte

2. Umorismo e Management: la strana coppia

1 Il benessere delle Persone e delle Organizzazioni

2 Esplorando i meandri neurochimici del buon umore

3 Una centrale nucleare sotto un giardino fiorito

4 Il Wellness Manager

3. Tecniche per sviluppare l’umorismo

1 Essere attori di se stessi

2 Il modellamento

3 Lo storytelling

3.1 Esercitazioni di Storytelling

4 Rottura e distensione

5 Lo specchio

4. Una leadership a colpi di sorriso

1 Dall’etichetta all’etica

2 Obiettivo serenità

3 Per una nuova concezione del lavoro e della vita

Appendice: I Risultati della ricerca Olympos Group 2005 – 2006

Glossario umoristico

Bibliografia

Webgrafia

Ringraziamenti

Informazioni | Preventivo

Introduzione:

Groucho Marx, nelle sue “Memorie di un irresistibile libertino”, esordisce dicendo che “Questo libro è stato scritto nelle lunghe ore che ho passato aspettando che mia moglie si vestisse per uscire. Se non si fosse vestita affatto, questo libro non sarebbe mai stato scritto”.

Avendo, per fortuna, una moglie che si veste e si trucca abbastanza rapidamente, le ragioni da cui questo libro nasce sono ben altre.

Sono motivi essenzialmente legati alla pratica professionale di Consulente aziendale e Formatore che mi porta ogni giorno a contatto diretto con persone ed organizzazioni operanti nei più diversi settori merceologici.

Tali vissuti di ascolto, di partecipazione, di studio attento delle dinamiche interne ed esterne alle imprese, sono confluiti in alcune riflessioni sulla necessità di dare oggi un volto nuovo alla leadership espressa a tutti i livelli organizzativi.

Un volto che sia soprattutto illuminato da un sorriso inteso come vero e proprio segnale di autenticità e benessere, di spessore umano e professionale, vissuto e apprezzato dalle persone in tutti i “contesti di influenza” tipici della leadership.

Non solo la managerialità dei grandi leader, dei Presidenti e degli Amministratori Delegati: il discorso riguarda soprattutto l’azione dei “piccoli leader” di ogni giorno, sconosciuti ai più, da cui dipende il reale funzionamento delle organizzazioni.

Mi riferisco a supervisori, capi turno, responsabili, quadri e dirigenti che hanno come banco di prova la quotidianità e che sono chiamati a delle performance sempre più impegnative sul piano della gestione delle persone.

Perché dunque dedicare un testo all’approfondimento del rapporto tra umorismo e management? Una prima risposta è probabilmente legata a quella che Nadio Delai indica come la nostalgia dell’umorismo:

“Il top management non ride più. C’è in giro troppa serietà, troppa contrazione, troppa attenzione a misurare se stessi e gli altri e poca voglia di sorridere delle condizioni proprie e altrui” .

La seconda risposta incontra la prospettiva formativa della scoperta, valorizzazione e sviluppo della risorsa “umorismo” da integrare ed utilizzare nel proprio stile di leadership.

L’umorismo non solo contribuisce all’arricchimento del proprio modus operandi professionale, ma impatta direttamente sul personale modo di intendere la vita.

Tale risorsa è la conseguenza diretta di una weltanschauung caratterizzata dal saper cogliere il lato positivo delle situazioni, dallo sviluppo dell’intelligenza emotiva, dalla saggezza interiore acquisita nelle esperienze di vita e dal riuscire a stare bene insieme agli altri.

Il libro nasce dunque prioritariamente dal desiderio di offrire, a tutti coloro i quali sono chiamati a gestire persone nell’attuale scenario socioeconomico, una serie di riflessioni e spunti pratici per sviluppare l’umorismo sia come qualità personale sia come precisa modalità manageriale che può rendere ancora più efficace lo stile di leadership.

L’auspicio, naturalmente, è che non solo i manager ma anche i loro collaboratori ed il pubblico in generale possano trovare stimoli utili e piacevoli nella lettura.

Oltre che di riflessioni basate sui vissuti professionali e sulle considerazioni personali dell’autore, il testo si è nutrito anche di una ricerca svolta attraverso un questionario di opinione somministrato ad un campione di manager di organizzazioni pubbliche e private su tutto il territorio nazionale.

In questo momento storico di abuso degli strumenti normativi sulla flessibilità, di mobbing, di eserciti di free lance e post manager alla rabbiosa conquista del mercato, di pressioni sui risultati da conseguire in tempi sempre più brevi, di cambiamenti repentini e spesso radicali, sorridere e far sorridere non è impresa facile.

Non si tratta di somministrare con imprudenza e superficialità delle “pillole di buon umore” – come una forzata barzelletta nell’introdurre un’ importante riunione o un volgare gossip durante la pausa caffè – ma di arricchire lo stile di leadership di risorse psicologiche ed emotive in grado di tirar fuori le persone e le organizzazioni dalle pericolose sabbie mobili del pessimismo e dell’inerzia, ancorandole ad una prospettiva di fiducia, di benessere e di motivazione.

L’umorismo è una di queste ancore; approfondiremo la sua funzione di risorsa-strumento manageriale da utilizzare intelligentemente nelle avventurose traversate della vita aziendale.

Salperemo dal principio di fondo che l’umorismo aiuta, da sempre, a stemperare la crudezza della condizione umana caratterizzata, per sua natura, dall’incertezza, dalla vulnerabilità e dalla provvisorietà.

Diverse persone oggi vivono lo “spaesamento” dovuto sia alle nuove forme e modalità di svolgimento del rapporto di lavoro, sia al restringimento delle prospettive di carriera, in uno scenario che si sta progressivamente caratterizzando come “caotico”.

Se fino a qualche decennio fa potevamo ancora ragionare sociologicamente in termini di classi e ceti, oggi possiamo caratterizzare le differenze sociali a livello di contratti di lavoro: il rapporto a tempo indeterminato è diventato il nuovo status symbol, un privilegio che un numero sempre più ristretto di persone ha occasione di vivere, creando un abisso incolmabile tra ipergarantiti e superprecari.

Come gestire, in termini di motivazione e produttività, chi si vede relegato nel limbo della “vita a progetto”, chi vive il lavoro ad intermittenza, chi si vede appiccicata addosso la triste etichetta di “atipico” o chi ha un “contratto di apprendistato professionalizzante di quattro anni”?

Una risata ci salverà? Boccaccio ne era convinto. Per sfuggire alla terribile peste che stava infierendo su Firenze, i tre ragazzi e le sette ragazze del Decameron, si ritirarono allegramente sulle colline fiesolane per raccontarsi delle storie, consapevoli che “di ciò che avveniva, ridere e beffarsi essere medicina certissima a tanto male” .

L’umorismo facilita il riconoscimento ed il superamento di limiti individuali ed organizzativi, al fine di trasformare i problemi in opportunità, i “difetti” personali in spunti di simpatia, le situazioni ammorbanti in “salubre aria di montagna”.

Bisogna comunque muoversi, avere il coraggio di fare delle scelte, di vincere il senso di una pericolosa rassegnazione, essere propositivi e sprigionare energia creativa, non solo nel lavoro ma anche nella vita.

E’ necessario ripensare non tanto il rapporto di lavoro, quanto il rapporto con il lavoro: vale a dire investire su stessi in termini di professionalità intesa sia come mix di risorse ed atteggiamenti personali efficaci sia come bagaglio da aprire e chiudere flessibilmente in funzione di quello che oggi e sempre più domani il mercato può richiedere.

Una prima riflessione di sintesi può dunque essere la seguente: le uniche, reali certezze possiamo trovarle solo in noi stessi! Poi, se qualcun altro ci aiuta, tanto meglio.

Non sono d’accordo con chi identifica l’epoca attuale con quella della fine del lavoro, agitando gli spettri della disoccupazione come un burattinaio fa con le sue marionette.

Piuttosto, ci troviamo di fronte alla fine di un’ idea di futuro lavorativo e previdenziale garantito giuridicamente “per tutta la vita”, assistiamo sconcertati all’eutanasia della speranza di avere uno Stato che risolva i problemi dei Cittadini anziché crearli o di una Pubblica Amministrazione che si preoccupi più di manutenere/realizzare strade, metropolitane e servizi invece che privilegiare spettacoli e concerti.

Proprio per questo, ormai, tutto dipende dai singoli individui, ovvero da ognuno di noi e chi ha voglia di fare, fa. Chi è bravo, emerge. Chi è motivato a cogliere/sviluppare opportunità, ottiene risultati. Chi dimostra sane ambizioni prima o poi realizza le sue aspirazioni. Può essere questione di tempo, raramente di fortuna o sfortuna. L’unico investimento sicuro oggi è lo sviluppo della professionalità e delle qualità personali, tra cui il fondamentale e purtroppo raro fattore etico; e chi riesce a condire il tutto con una visione umoristica di se stesso e degli eventi, si ritrova a lavorare e a vivere con una marcia in più.

L’umorismo può svolgere anche la funzione sociale di stemperare l’esasperata competitività dell’attuale liberismo economico, di addolcire e umanizzare gli animi spesso preda di un solipsismo strisciante che induce ognuno a correre da solo, a strumentalizzare i rapporti con gli altri a fini esclusivamente utilitaristici, a crearsi facili alibi per giustificare la mancanza di solidarietà e/o di valori etici.

Può aiutare la politica a disinnescare la devastante bomba di un potere esercitato come fine a se stesso, dell’antagonismo svilente, delle ideologie anacronistiche e scollegate dalla realtà.

E’ un futuro tutto da creare o ricreare, quello che ci si profila nel prossimo periodo.

Avanti, dunque, fiduciosi nel proprio valore umano e in quel misterioso e affascinante miracolo che si chiama vita.

“Un passo alla volta mi basta”, disse una volta Gandhi.

E chi può dimenticare il profondo sorriso che lo ha accompagnato nel suo lungo cammino?

 

Book summary "Umorismo & Management"

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