Associazione tutela diritti lavoratori Over 40

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Associazione tutela diritti acquisiti lavoratori- Over 40 una missione impossibile

Perché l’ ATDAL – Over 40

Sono circa 600 mila in Italia, secondo le risultanze di un’indagine della Commissione Lavoro del Senato della Repubblica del luglio 2005, i lavoratori disoccupati con più di quarantacinque anni, considerati secondo un’efficace slogan dalle loro associazioni “troppo giovani per la pensione e troppo vecchi per lavorare”.

Studi più recenti effettuati dal Sole24Ore attestano questa cifra attorno al milione mentre le associazioni che operano nel settore stimano che il fenomeno si collochi tra 1,2 e 1,5 milioni. Il dato di per sé rilevante sarebbe poco significativo se non venisse messo a confronto con quelli delle altre nazioni e della media europea.

La nostra nazione detiene infatti, relativamente alla popolazione in età matura, diversi “primati”.

Da un lato, si riscontra una vita media in continua crescita che da 77,4 anni del 2005 sfiorerà nel 2050 gli 83,6 con una speranza di vita tra le più elevate a livello mondiale segno di longevità della nostra popolazione dovuto al raggiungimento di un invidiabile livello di benessere – perlomeno di tipo materiale – ma anche di un cospicuo calo delle nascite; dall’altro, il nostro Paese si distingue per avere, nella fascia d’età 55-65 anni, il tasso di occupazione più basso dell’intera Unione Europea (30,2%, contro la media dell’Unione europea a 25 paesi del 42,5% anche per effetto di una bassissima partecipazione delle donne che fa registrare un tasso di occupazione del 20,8% - Dati Eurostat 2005).

Ben poco si è fatto in questi anni, per porre rimedio a questo fenomeno, accentuato dalla crisi economica, che a partire dall’inizio degli anni 2000 ha visto accentuarsi le difficoltà per i lavoratori maturi, e nonostante la numerosità degli studi pubblicati 47 ed i convegni tenutisi di recente sul fenomeno, le politiche in materia d’invecchiamento attivo, nel nostro Paese, non vanno oltre degli esperimenti isolati.

Avanti di questo passo, si allontana sempre di più la possibilità di raggiungere gli obiettivi occupazionali fissati dall’Agenda di Lisbona per la fascia d’età che va dai 55 a 65 anni (tasso di attività del 50% entro il 2010).

Il ritardo col quale in Italia, rispetto ad altri paesi (soprattutto del Nord Europa quali la Finlandia, il Regno Unito, ed altri) si è cominciato a trattare la questione della disoccupazione e del disagio dei lavoratori maturi, è dovuto ad una serie di fattori strutturali e concomitanti quali:

  • La mancanza di strumenti di politica attiva e passiva del lavoro adeguati ad una situazione che richiede interventi al di fuori dei consueti schemi connessi alla contrattazione collettiva ed alle relazioni industriali – cassa integrazione, mobilità, assegni di disoccupazione.
  • Il fatto che il problema abbia riguardato inizialmente con maggiore intensità lavoratori di fascia alta o autonomi precedentemente non coinvolti nelle crisi industriali;
  • Lo sviluppo e la cronicizzazione del fenomeno del precariato non solo nelle fasce d’età giovanili ma anche in quelle più mature.

Tale ritardo ha fatto si che, indipendentemente dalle risposte di “sistema”, si sviluppassero, a partire dalla fine degli anni novanta, nuove modalità d’intervento, di denuncia e di tutela il più delle volte promosse direttamente dalle associazioni degli stessi lavoratori disoccupati e precari in età matura.

Possiamo affermare che il fenomeno, come spesso accade nel nostro Paese, è stato prima affrontato in modo specifico nella cosiddetta “società civile”, dal mondo dell’associazionismo e, successivamente, seppure in modo non ancora soddisfacente, dal settore “pubblico”.

In questo contesto si inserisce l’azione di ATDAL – Over 40, l’organizzazione che per prima si è occupata di tale fenomeno.

L’associazione nasce nel 2002 per iniziativa di Armando Rinaldi, ex dirigente di una multinazionale costretto a concordare le “dimissioni” a dicembre 1999 a 51 anni di età e con 34 anni di contributi versati.

La motivazione di fondo derivava dal constatare che mentre le organizzazioni imprenditoriali continuavano a sostenere la necessità per le persone di rimanere nel mondo produttivo fino a 65 anni, nelle loro aziende gli imprenditori facevano di tutto per liberarsi delle persone vicine ai 50 anni (oggi, vicine ai 40-45 anni!).

Queste persone vedevano allontanarsi il momento della pensione e profilarsi un lungo periodo di grandi difficoltà, a volte di situazioni drammatiche, sia dal punto di vista finanziario, sia personale.

Il fenomeno riguarda indistintamente tutti i lavoratori, da quelli delle piccole aziende, dove la non applicabilità dell’art. 18 permette di licenziare senza giusta causa, a quelli delle medie e grandi imprese in cui da anni gli incentivi alle dimissioni, i trasferimenti forzosi e la famigerata e diffusa pratica del “mobbing” permette di liberarsi alla spicciolata dei lavoratori indesiderati, costringendoli alle dimissioni.

Le cronache riportano spesso di grandi ristrutturazioni aziendali che comportano l’espulsione di centinaia di lavoratori.

In questi casi, la forza e l’unità dei lavoratori smuovono il sostegno sindacale e la tutela del Governo, riuscendo ad ottenere il ricorso agli ammortizzatori sociali e/o ai prepensionamenti.

Al contrario, le cronache riferiscono molto raramente delle centinaia di migliaia di altre lavoratrici e lavoratori espulsi individualmente, abbandonati a se stessi, emarginati e lasciati privi di qualsiasi tutela.

Proprio di questo problema ATDAL – Over 40 ha fatto il suo cavallo di battaglia contattando, in oltre cinque anni di attività, giornalisti, sindacalisti, politici, televisioni, radio, e creando una rete di contatti che aggrega ad oggi circa 1500 tra soci e simpatizzanti, distribuiti in tutta l’Italia.

I nuclei più numerosi risiedono in Lombardia, Lazio, Veneto, Piemonte, Campania, Puglia e Sicilia.

I risultati sono stati dunque significativi, ad onta della esigua forza e della recente costituzione dell’Associazione.

Un primo importante successo riguarda l’approvazione quasi all’unanimità, avvenuta il 18/12/2001, di una Mozione da parte del Consiglio Regionale Lombardo che chiedeva a Governo e parlamento di istituire una Commissione di Indagine sui lavoratori “maturi” senza lavoro e senza pensione.

Nel marzo del 2002 la Commissione Lavoro e Previdenza Sociale del Senato si faceva carico del problema varando un’indagine conoscitiva che coinvolgeva sia le associazioni di categoria degli imprenditori (Confindustria, ABI, ANIA, API) sia le organizzazioni sindacali tradizionali quali (CGIL, CISL e UIL, UGL, CIDA, Federmanager, Unionquadri, ManagerItalia), sia, infine, la neonata ATDAL – Over 40. Nei primi due anni di lavoro della Commissione di Indagine, ATDAL- Over40 è stata convocata al Senato in tre differenti occasioni, unico interlocutore presente a difesa dei lavoratori, per parlare della condizione dei disoccupati in età matura e presentare proposte in tema di dirittoallavoro,ammortizzatorisocialie previdenza.

A questaAssociazione,per un lungo periodo di tempo, è quindi spettato l’arduo compito della difesa degli interessi dei disoccupati in età matura.

Dalle proposte ATDAL – Over 40, in tema di diritto al lavoro, nasceva nel 2005 un disegno di Legge a firma del Sen. Pizzinato e di altri 70 Senatori, successivamente riproposto nella successiva legislatura da parte del Sen. Roilo, ma che non approdava alla discussione parlamentare a causa della prematura chiusura della legislatura 2005 - 2008.

Nel maggio 2005 e nell’ ottobre 2006 ATDAL – Over40 ha promosso inoltre delle petizioni, firmate da migliaia di cittadini e consegnate ai Presidenti dei due rami del Parlamento, con le quali si richiedevano misure volte a frenare l’espulsione dei lavoratori in età matura dal ciclo produttivo – a causa di mobbing, grandi ridimensionamenti aziendali, esternalizzazioni – , iniziative culturali che promuovessero il recupero di valori quali la professionalità e l’esperienza, azioni per il reintegro degli over 40 disoccupati nel mondo del lavoro, misure a sostegno del reddito di chi ne è privo e di chi è costretto a svolgere lavori precari e intermittenti, misure pensionistiche per chi, pur avendo versato gran parte dei contributi è costretto ad attendere per anni il raggiungimento dell’età anagrafica richiesta per la pensione.

Numerose sono le manifestazioni ed i convegni promossi da ATDAL – Over 40 o ai quali l’Associazione ha partecipato con suoi rappresentanti per sollecitare l’adozione di misure di provvedimenti a favore dei disoccupati maturi, così come altrettanto significativi sono stati gli interventi presso importanti organi di stampa ed emittenti radio-televisive, promossi al fine di testimoniare il problema e sollecitare l’attenzione dell’opinione pubblica.

Accanto a tali azioni di eminente rilevanza politica e sociale, ATDAL – Over 40 ha sviluppato inoltre una serie di iniziative volte a fornire una concreta risposta in tema di ricollocazione – reinserimento o autoimprenditoria – per i lavoratori Over 40 che si trovano a combattere la situazione di esclusione dal mondo del lavoro.

L’esigenza, in questo caso, è quella di sviluppare strumenti che consentano un tempestivo rientro nel mondo del lavoro, soprattutto per coloro che sono ancora molto lontani dalla pensione.

Chi si trova ad affrontare, avendo passato i quarant’anni, un momento critico della propria vita lavorativa che può anche comportare il cambiamento del proprio ruolo e la ricerca di un nuovo lavoro, deve fare i conti con un mercato del lavoro ricco di ostacoli da superare quali i pregiudizi delle aziende e dei datori di lavoro sulla scarsa flessibilità e capacità di apprendimento di un lavoratore maturo, un costo del lavoro spesso superiore a quello dei colleghi più giovani, una formazione non sempre aggiornata ed adeguata alle moderne pratiche e tecnologie.

Inoltre, altri ostacoli attengono alla sfera soggettiva della persona e possono riguardare una scarsa consapevolezza delle proprie capacità in relazione ad un mercato del lavoro evolutosi rispetto alle prime esperienze lavorative, informazioni superate sull’ambiente economico, una scarsa motivazione al cambiamento se non un rifiuto ad adattarsi ad una situazione che molto spesso viene subita e inconsciamente respinta. Insomma, è difficile, per chi da tempo non si propone sul mercato del lavoro, approcciarlo in un contesto critico, che spesso mina la fiducia nelle proprie capacità personali e la propria autostima, ed avendo spesso sulle spalle il peso di responsabilità economiche, e famigliari alle quali occorre dare immediate risposte.

Bisogna infatti tenere conto che il lavoratore in età adulta vive spesso in una dimensione in cui il ruolo lavorativo prevale sulle altre dimensioni della persona.

Ha poco tempo per sé e per gli altri e si sente realizzato prevalentemente in relazione al raggiungimento degli obiettivi professionali.

Sente in modo molto stretto l’appartenenza all’azienda che spesso ha contribuito a far crescere, o alla sua area professionale nella quale è riconosciuto ed apprezzato.

Può succedere che a causa di un fatto esterno alla propria sfera individuale e professionale – un cambiamento di strategia, una crisi aziendale, l’esternalizzazione del suo settore produttivo – questo lavoratore venga progressivamente messo da parte.

Il primo sentimento è l’ umiliazione che accompagna la perdita di ruolo, il fatto di non essere più considerato “una risorsa pregiata” per l’azienda ma un costo di cui disfarsi, “un esubero”.

L’essere estromesso dal ciclo produttivo o dall’azienda non significa solo perdere la propria identità di lavoratore, ma anche non avere più una dimensione sociale accettabile e di conseguenza perdere il proprio ruolo sia nella società, sia nella famiglia.

Questa condizione viene vissuta spesso con senso di colpa e con vergogna per non essere riusciti a prevederla e risolverla.

In alcuni casi si tende a nasconderla fingendo, anche nei confronti delle persone più vicine – famigliari, amici, conoscenti – , che nulla sia accaduto, e dandosi da fare in maniera frenetica per recuperare il ruolo che prima si rivestiva.

Associazione tutela diritti acquisiti lavoratori- Over 40 una missione impossibile

 

Eccetto rari casi fortunati, ciò non avviene in un breve lasso di tempo.

Ci si accorge che il mondo è pieno di disperati tutti a caccia di una posizione che garantisca, oltre ad un tenore di vita adeguato, di tornare ad esercitare il ruolo ambito.

Questa è la fase più critica perché, in caso di fallimento, è facile avvitarsi in una spirale che in breve tempo isola la persona e la allontana anche dalle persone più care.

Occorre quindi mutare atteggiamento e cercare di vivere la propria condizione come una opportunità, smettendo di nascondersi e cominciare ad accettare in modo oggettivo la propria condizione, abbandonando la ricerca del “ruolo” in cui si era precedentemente inseriti, accettando la logica del cambiamento al fine di sapersi rimettere in gioco.

In questa fase è importante aprirsi al mondo esterno, frequentare corsi di formazione, convegni, eventi associativi e politici, occasioni che possano incrementare il proprio bagaglio di conoscenze lavorative e personali.

L’apertura al mondo esterno vuol dire anche non essere concentrati unicamente sulla propria condizione ma preoccuparsi anche dei problemi degli altri, di quelli che sono nelle stesse o in peggiori condizioni.

Questo percorso consiste nel mettere a disposizione degli altri il meglio delle proprie capacità e tutta l’esperienza maturata in anni di lavoro, recuperando la dimensione sociale che in tanti anni di lavoro non si è potuto coltivare.

Una nuova strada permette di riattivarsi e far rinascere l’autostima e con questa le capacità che si credevano perse.

In ogni caso, una volta trovato un nuovo lavoro o delle collaborazioni, occorre mantenere vivi spazi che consentano di esprimere le proprie potenzialità, non commettendo di nuovo l’errore di identificarsi totalmente con il proprio ruolo lavorativo.

Occorre coltivare le proprie risorse nell’ambito di una vita di relazioni che valorizzi il soggetto nel suo impegno attivo volto al miglioramento della Società.

Questo percorso è stato sperimentato con successo da molti lavoratori proprio attraverso la rete associativa avviata da ATDAL – Over 40 .

Riportiamo di seguito l’esperienza esemplare effettuata dai soci ATDAL di Roma e del Lazio.

Le azioni sul campo: il caso del coordinamento di Roma e del Lazio 101

E’ dall’inizio del 2004 che l’associazione ATDAL – Over 40 è presente a Roma e nel Lazio, dove è attivo un cospicuo gruppo di iscritti organizzatisi in “Coordinamento regionale” che, con molta concretezza, propone numerosi progetti ed iniziative rivolte a lavoratori in età “matura”.

Si tratta di una forma di auto–aiuto resa necessaria dal fatto che spesso i servizi pubblici preposti sono scarsamente efficaci nell’affrontare il tema della disoccupazione in età matura.

Tali organizzazioni, strette da tutta una serie di vincoli ed adempimenti amministrativi, non sempre hanno al proprio interno le risorse/competenze adeguate per dedicarsi con reale efficacia alla risoluzione dei problemi dei disoccupati Over 40, perlomeno non nei tempi e con l’impiego di quelle risorse che sarebbero necessarie per fare fronte alle necessità dei disoccupati in età matura, cui spetta comunque l’onere di provvedere a sé ed alle proprie famiglie e non possono vivere di promesse.

Dopo essersi costituiti in gruppo di coordinamento ed aver bussato a tutte le porte, cercando di sensibilizzare vari interlocutori istituzionali, senza trovare riscontri concreti, i Soci ATDAL - Over 40, hanno ritenuto che la cosa migliore fosse dare il buon esempio e, passando dalla teoria ai fatti, hanno cominciato a progettare e a gestire quei servizi di cui sentivano la necessità.

Ciò non vuol dire che si è rinunciato in via pregiudiziale al coinvolgimento delle strutture pubbliche, ma che si sono privilegiate quelle che dimostravano una maggiore sensibilità all’argomento, in genere quelle che hanno un contatto quotidiano con la cittadinanza e meglio percepiscono le esigenze delle persone in difficoltà.

47 Per la sua completezza si segnala il volume Essere “over”: età, mercato del lavoro, e nuovi scenari di welfare. a cura di Maria Luisa Mirabile , Aurelio De Laurentiis e Luciana Nardini, edito da Italia Lavoro, per la collana Quaderni Spinn

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