La costituzione della rete interpersonale

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La costituzione della rete interpersonale

La valenza maggiore nel recupero della persona è quella che riguarda la costituzione di una rete interpersonale. Nel nostro paese, dove prevale la piccola impresa e dove anche le grandi organizzazioni si stanno progressivamente alleggerendo, il mercato del lavoro “informale” ha una rilevanza di gran lunga maggiore di quello “ufficiale”.

Le aziende difficilmente ricorrono a grandi campagne di selezione ma si affidano il più delle volte al “fai da te” ed alle conoscenze.

Le nuove forme di lavoro flessibile che consentono la rescissione del rapporto di lavoro, costituiscono nel migliore dei casi un “periodo di prova” – che talvolta dura anni, senza concretizzarsi in un rapporto di lavoro stabile – e consentono all’azienda di testare il lavoratore in molteplici situazioni senza un impegno di assunzione definitiva.

Ciò vale a dire che spesso al posto del percorso di selezione formalizzato, che prevede una serie di passi ben definiti e delle professionalità che richiedono investimenti onerosi, si preferisce “sentire l’amico” ed individuare le persone con un metodo cooptativo.

Queste ricerche difficilmente finiscono su di un sito specializzato o sulle pagine dei giornali.

In questo caso avere un patrimonio di conoscenze interpersonali, buone capacità relazionali ed un atteggiamento perseverante ad onta degli inevitabili insuccessi, è talvolta l’unica possibilità per ritrovare il lavoro quando si sono superati i quarant’anni.

Ma la rete interpersonale ha anche una valenza sociale e motivazionale.

Solo recuperando una corretta percezione del proprio ruolo nella società e delle proprie capacità individuali, la persona raggiunge quella stabilità che gli consente di superare una condizione di forte difficoltà con gli strumenti della razionalità e con una rinnovata fiducia.

In questo caso, l’associazionismo esplica la sua valenza maggiore ed il contributo più forte.

La formazione del reinserimento

Le persone, inizialmente con timidezza, ma poi con sempre maggiore convinzione, se lo accettano, vengono inserite in una vita associativa alla quale sono portate a dare il proprio contributo secondo le proprie capacità.

Inizialmente si tratta di piccoli incarichi, come un volantinaggio, il presidio di un banco di accoglienza, l’organizzazione di una riunione o la partecipazione ad una manifestazione; incarichi che ben presto, se la persona vuole trovare tempo e soprattutto la “voglia di fare”, possono evolvere in elaborazione di progetti, rappresentanza dell’associazione in dibattiti, riunioni, trasmissioni televisive.

In questa prospettiva, l’esperienza lavorativa e quindi la capacità organizzativa, l’abitudine a parlare in pubblico, costituiscono senz’altro un vantaggio “competitivo”.

Si tratta di compiti gestiti in modo adhocratico, cioè non cristallizzati in organigrammi e ruoli ben definiti.

Replicare le strutture aziendali con la loro rigidità funzionale non è sempre possibile né auspicabile.

Ci si limita ad individuare un comitato di persone “più attive” che si facciano carico di una singola attività o di un progetto e siano in grado di portarla avanti con un certo livello di autonomia.

Ciò fa si che le persone “crescano” sul campo e che il loro successo nell’associazione sia in gran parte legato al successo delle iniziative realizzate.

Ovviamente ciò presuppone una disponibilità di tempo che non tutti hanno, ma soprattutto di una disponibilità personale a mettersi in gioco nell’ambito della vita associativa.

Lo svilupparsi di una sempre maggiore rete di iniziative, il contatto costante che viene mantenuto a livello associativo con le riunioni, le consultazioni via posta elettronica, il confronto, la frequentazione di eventi e convegni, fa si che si costituisca una rete di relazioni interpersonali che, da un lato, contribuisce a restituire al singolo un ruolo sociale, e quindi a farlo uscire dalla situazione di crisi e di perdita d’identità, e dall’altro rappresenta anche un veicolo di opportunità di lavoro e di crescita professionale.

In definitiva, la costituzione di un network interno è il vero valore aggiunto dell’associazione rispetto ad altre forme organizzative forse più efficienti ma meno orientate ai bisogni delle persone.

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