Purche' se ne parli

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Purche' se ne parli

Da diversi anni ormai, convegni, seminari, studi, corsi, conferenze, libri e giornali lo evidenziano e lo dichiarano: le persone sono la chiave del successo e la ricchezza delle organizzazioni, ne costituiscono il motore, l’energia, la forza, il valore che fa muovere aziende di ogni dimensione.

Peter Drucker, illustre economista americano, pioniere del management teorico e pratico nonché fonte di ispirazione per i manager di tutto il mondo, sostiene che: “La capacità di prendere buone decisioni sulle persone è una delle più affidabili sorgenti di vantaggio competitivo”.

Tuttavia, parlare di “risorse umane” non è più privilegio degli addetti ai lavori che affollano i simposi, i master, i workshop, le presentazioni di libri e tutte le altre occasioni di incontro, discussione e aggiornamento dedicate al passato, presente e futuro del capitale umano, cardine dello sviluppo aziendale e della crescita del fatturato.

E’ sempre più facile, oggi, ritrovare temi organizzativi, problematiche relative al mondo del lavoro, espressioni del disagio dell’individuo nel suo ruolo di cellula dell’organismo azienda in romanzi e canzoni, nelle sceneggiature di film 33 o pièce teatrali, negli sketch cabarettistici e in tutte quelle espressioni artistiche che ritraggono, con diverse modalità, la società dei nostri giorni con i suoi malesseri, inquietudini e peculiari dinamiche.

C’è chi narra con commozione storie reali, mettendo al centro la persona e fotografando un poliedrico universo di voci, volti, mestieri ed esperienze (A. Ferracuti, Le risorse umane)34; chi descrive lo smarrimento, la frustrazione, la lucida e feroce follia di una persona che perde, insieme al lavoro, il senso della propria esistenza e il proprio equilibrio emotivo e mentale (M. Crespy, Cacciatori di Teste35; Cacciatore di teste, film di Costa-Gavras); oppure c’è chi tratteggia una logica aziendale anonima, fredda e spietata che sacrifica persone, sentimenti e relazioni in nome degli interessi societari, usando come armi la vuota retorica, l’artificiosità, l’apparente buonismo (A Bajani, Cordiali saluti36);

Troviamo anche chi parla di una società dove vige la legge del più forte e dove chi vuole sopravvivere è costretto a scegliere tra la via dell’etica e dell’integrità e quella del guadagno attraverso lo sfruttamento degli altri (In questo mondo libero, film di K. Loach); fino ad arrivare alla rappresentazione di situazioni nelle quali recarsi al lavoro diventa un evento traumatico e psicologicamente insostenibile (Mobbing, Mi piace lavorare, film di F. Comencini) oppure in cui, con humour macabro, i tagli al personale vengono effettuati in maniera davvero drammatica e punitiva (Severance, Tagli al personale film di C. Smith).

Le regole del lavoro atipico, la flessibilità, la precarietà sono gli attuali credo del nuovo “vangelo” del lavoratore 37 che spera sempre nel miracolo che gli garantisca un posto a tempo indeterminato e uno stipendio minimo sicuro, sballottato tra stage non remunerati, collaborazioni e contratti a progetto, stazioni obbligate del suo calvario professionale.

Nel 2008 nasce Resistenza Umana 38, un sito Internet e una collana di volumi, editi dalla Guerini e Associati, con l’intento di esorcizzare lo stress da ufficio e il logorio della quotidiana routine aziendale che rischia di condurci allo sconforto totale:

Purche' se ne parli

 

“Gli uffici assomigliano sempre più a deserti emotivi: ansie, conflitti, frustrazioni sono all’ordine del giorno; sentimenti e affetti restano fuori dalla porta, sostituiti da surrogati più o meno fittizi.

Eppure invertire la rotta si può. Come?

Portando alla luce la carica di passione, di eros, di gioco nascosta in ogni lavoro, anche nel più umile o noioso [...]

Perché l’ufficio può essere un luogo dove non solo si soffre e si fatica, ma ci si entusiasma anche, si gioca, si sogna.” 39

Sembra proprio, dunque, che ci sia la luce in fondo al tunnel e che sia possibile, per chi lo desideri e scelga di farlo, modificare, trasformare, migliorare sia l’ambiente in cui viviamo e in cui svolgiamo le nostre attività, sia le relazioni con i capi, i colleghi, i clienti che condividono con noi, spazi, problemi, aspettative, speranze ed emozioni.

Certo, il quadro che ci si presenta davanti non è particolarmente incoraggiante e propizio: le tinte sono fosche, le atmosfere cupe e soffocanti e le parole più frequenti sono stress, frustrazione, precarietà, alienazione, depressione. In pratica, si tratta di trovare una via d’uscita percorrendo una strada tortuosa, difficile, tutta in salita.

Eppure, scegliere un tale percorso di cambiamento e innovazione appare irrinunciabile, necessario, urgente.

Durante i momenti di confronto e dibattito tra i vari attori del mondo del lavoro – manager, politici, parti sociali, dipendenti e liberi professionisti, associazioni di settore – tutti sembrano concordare sull’esigenza sempre più pressante di sviluppare benessere e soddisfazione all’interno delle organizzazioni, poiché favorire equilibrio e serenità nelle persone, cuore vivo dell’impresa, significa, di riflesso, creare valore e prosperità per l’azienda stessa e assicurarne successo e sviluppo.

Dal mio punto di vista, credo sia essenziale e doveroso riconoscere, non soltanto con le parole ma principalmente attraverso impegno concreto, azioni e strategie mirate, la centralità dell’individuo e l’attenzione alle persone, e anche, contestualmente, risvegliare l’attenzione delle persone sia verso l’ambiente sociale, culturale e professionale in cui sono immerse, sia verso gli altri e il modo in cui si entra in relazione con loro.

È questo il cammino da intraprendere per riscoprire un nuovo senso di responsabilità e autodeterminazione, un atteggiamento creativo e positivo, una passione che ci anima nel perseguire i nostri obiettivi e nel realizzare i nostri progetti, nel condividere conoscenze e risultati fruttuosi.

Insomma, non bastano le buone intenzioni e il fervore delle dichiarazioni: ci vuole premura e considerazione, cura e costanza, slancio ed energia, consapevolezza e condivisione.

33 Vedi filmografia segnalata nel volume

34 Ferracuti Angelo, Le risorse umane, Feltrinelli editore, Milano, 2006 35 Crespy Michel, Cacciatori di teste, Edizioni E/O, Roma, 2002

36 Bajani Andrea, Cordiali Saluti, Einaudi, Torino, 2005

37 Uno spaccato delle condizioni dei precari ci viene offerto dalla commedia agrodolce Il Vangelo secondo Precario di Stefano Obino, 2005

38 Non è un caso che le iniziali RU di Resistenza Umana siano le stesse di Risorse Umane! Il sito web è www.resistenzaumana.it.

39 Galletti G., Mazzini G., Pogliana L., Abbracciare l’orso, Guerini e Associati, Milano, 2008

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