L'autoformazione

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“Se sei un campione,devi reagire da campione”

Ambrogio Fogar

Parafrasando un celebre motto latino, possiamo dire che, mai come oggi, “ognuno è artefice del proprio apprendimento”.

Ognuno di noi è chiamato a governare in prima persona la nave della propria crescita personale e professionale perché sono sempre più rare le occasioni in cui qualcuno  ci offre gratuitamente la partecipazione a corsi di formazione o ci fa da mentore disinteressato.

Il processo di sviluppo di un adulto deve essere dunque autodiretto ed incentrato su dimensioni psicologiche  importanti almeno quanto le capacità cognitive di memorizzazione ed  elaborazione.

L’autostima, la duttilità mentale e la capacità progettuale, ad esempio, rappresentano oggi il grado di fertilità del “terreno formativo” di un individuo, in funzione del quale i semi della conoscenza  produrranno o meno i loro buoni frutti.

Se  al mio sapere manca una visione prospettica, vale a dire che non ho la capacità di collegare un percorso di studi od una specializzazione ad un progetto professionale, le conoscenze acquisite rischiano di rimanere  confinate all’interno di una cultura fine a se stessa.

Oggi nessuno può permettersi di “sbagliare” la scelta di un percorso di studi, di una specializzazione, di un master o di un corso di aggiornamento.

Oltre a rischiare di rimanere tagliati fuori dal mercato,  si può incorre in frustrazioni e demotivazione nel momento in cui sentiamo di aver perso tempo e anche soldi, naturalmente.

Il tempo va considerato sempre più un valore assoluto di vita, perché perdere tempo equivale a perdere vita. 

Bisogna quindi saper distinguere attentamente il piacere della cultura svincolato da finalizzazioni professionali, dalla scelta dell’investimento formativo il cui ritorno atteso è legato proprio alla personale realizzazione sul lavoro. Un assioma da tener presente è che la  qualità del lavoro è/sarà il presupposto della qualità della vita.

A tale proposito, assume un’importanza fondamentale la funzione dell’orientamento:

“Orientare, etimologicamente, vuol dire indicare tra le varie vie percorribili o direzioni, quella che è più conveniente per raggiungere una determinata meta…

Nel caso dello studente che sta per prendere una decisione tra varie possibilità di scelta, orientare non vuole solo dire indicare un cammino per una meta, ma aiutare a scegliere, dandogli i mezzi per percorrere il cammino indicato, in modo che sia lui a decidere responsabilmente di avviarsi o no verso la meta indicata.

Ecco perché l’orientamento non può che collocarsi nell’ambito dell’educazione: si tratta di mettere l’individuo in grado di fare scelte responsabili e di vivere coerentemente ad esse”.

Ogni attività educativa, quindi, è anche attività orientativa e viceversa.

Nella complessità dell’attuale mercato del lavoro, l’orientamento efficace intreccia i risultati e le esperienze di un curriculum con i cicli della vita di una persona, offrendole la possibilità di reindirizzare le strategie di decisione ed azione in funzione delle specifiche esigenze.

Tuttavia, nel labirinto sempre più intricato delle possibili opzioni formative e/o lavorative, ognuno di noi può trovarsi di fronte il Minotauro della scelta sbagliata: o lo si affronta con il coraggio di sapersi riconvertire, di acquisire nuove competenze e rimettersi prontamente in gioco oppure si soccombe.

Autoformazione significa,  quindi, capacità di orientarsi e di guidare il proprio apprendimento attraverso  esperienze che aiutino a compiere le “giuste” – valide per se stessi –  scelte professionali.  

Operativamente, nella maggior parte dei casi, l’individuo – studente o lavoratore che sia – è chiamato a compensare le carenze strutturali di sistemi scolastici, universitari e sociali in tema di orientamento e formazione con la propria iniziativa ed intraprendenza.

Provo a spiegarmi meglio con alcuni esempi: come fa oggi uno studente che vuole iscriversi ad Ingegneria navale ad “orientarsi”, vale a dire a capire se gli studi corrispondono al tipo di lavoro che gli piacerebbe realmente svolgere?

Oppure, come fa  una ragazza che vuole intraprendere una carriera nel giornalismo a comprendere se quella è una strada realisticamente percorribile per lei?

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Nella migliore delle ipotesi, entrambi troveranno depliant cartacei, siti internet e “sportelli” in grado di fornire una mole di informazioni più o meno attendibili.

La criticità risiede proprio in questo: entrambi maneggiano solo informazioni.

Dov’è l’esperienza diretta? In che modo le strutture universitarie si adoperano per garantire a tutti la possibilità di una scelta coerente? 

Gli studenti, come possono  realizzare il necessario collegamento  tra i modelli teorici e la pratica del lavoro?

In realtà, l’orientamento del futuro ingegnere navale dovrebbe consistere nel trascorrere una settimana in un porto importante e/o in un cantiere navale mentre alla “giornalista” sarebbe senz’altro utile immergersi alcuni giorni nella redazione di un giornale.

Un’efficace attività di orientamento deve configurarsi con queste modalità pratiche se vuole costituirsi come  il necessario punto di partenza della costruzione di un progetto professionale legato al futuro lavorativo delle persone.

Oggi purtroppo, le università  si preoccupano più del marketing di se stesse che dell’orientamento, della qualità della docenza o degli stage.

E’ necessario, quindi, che ognuno si dia da fare con grinta e determinazione, utilizzando una molteplicità di fonti informative, sviluppando una propria coscienza critica e soprattutto il senso pratico della conoscenza.

Per un neolaureato, ad esempio, è molto più utile e vantaggioso trascorrere un mese – gratis – all’interno di una Direzione del Personale di un’ azienda che pagare salato un master di un anno sulla “Gestione delle risorse umane” che si rivela presto essere un inutile prolungamento teorico dell’università. 

La conoscenza ha raggiunto oggi una tale vastità che potremmo associarla ad una sorta di Tebe, la mitica città dalle cento porte.

Si tratta solo di capire, per ognuno di noi,  qual è l’ingresso giusto a cui accedere per trovare la propria strada.

Viglietti, M., “Orientamento. Una modalità educativa permanente”, S.E.I., Torino, 1989

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